IL COLPO DELLA GABIBBA

appunti di viaggio di Pio Salvatore Basso
addì Giovedì 27 Maggio, A.D. 2004

«Roba da non credere. Mortarello in televisione».

«Su un canale nazionale, per giunta!».

«Peccato che gli argomenti non siano molto lusinghieri».

«Chi se ne frega. L'importante è che se ne parli».

«Sì, però, nell'86, fu un'altra cosa. Tutte le reti e i giornali a immortalare il grande evento. Adesso è solo una storia un po' squalliduccia di ordinaria disamministrazione».

«L'assessore non ci ha fatto una bella figura».

«L'intervista è stata certamente mutilata».

«Chissà quando ritorneranno».

Commenti a non finire hanno infiorettato la sonnolenta atmosfera primaverile di Mortarello, creando un limitato trambusto che, pur esauritosi nello spazio di ventiquattr'ore, è riuscito nondimeno a insinuare negli animi più sensibili un dolente strascico fatto di dubbi e di perplessità.

Insomma, da Bene dell'Umanità a simbolo dello spreco. Dai fasti della celebrazione UNESCO alle bacchettate di una mora picciotta siciliana in funzione di gabibba.

Sono le due facce della stessa medaglia che il "paese natale di Lippo Caudo" esibisce con malcelato orgoglio (da una parte) e con imbarazzato rossore (dall'altra).

Grazie (?!) alla televisione, milioni di famiglie dell'italico stivale hanno assistito alla celebrazione del consueto processo per delitto di leso denaro pubblico che è ormai divenuto una affermata consuetudine della serale Striscia mediasettica, dal quale, fortunatamente, non sono esclusi luoghi di qualunque lati-longitudine, a dimostrazione che, quando si tratta di sperperare e scialacquare, l'ignominia può annidarsi sia tra i Sud-terronici che tra i Pulenta-nordici.

Il 25 Maggio, per molti mortarellesi, il delitto in questione si è consumato inaspettatamente tra le gaffes e gli strafalcioni, tra le reclame e le scosciate esibizioni delle svolazzanti due-veline-due, le cui indubbie grazie non sono riuscite a lenire le ferite inferte dallo sconcerto e dallo scoramento per il repentino infangamento di una eccellenza raggiunta dopo anni di sacrifici.

I bounty-killers hanno già sellato i loro cavalli per andare alla caccia dei delatori che hanno venduto il paese alle poco discrete telecamere di Canale 5, ma sembra che avranno vita dura, stante l'omertosa natura delle sicule popolazioni. È anche vero che non tutti hanno manifestato quello sdegno e quella riprovazione che, a rigor di logica, sembrava dovesse investire tutta la cittadinanza. Per molti, infatti, la scure del catodico ludibrio è stata accolta quasi con compiacimento, vuoi perché si potesse mettere alla gogna l'(in)operato delle Amministrazioni succedutesi alla guida del paese, vuoi perché si desse la necessaria pubblicità alla manifesta incompiutezza di opere che vivacchiano oscurate dagli splendori barocchi.

La gabibba ha promesso che ritornerà per avere soddisfazione. Alcuni sperano che abbia la decenza di attendere per un tempo sufficientemente ragionevole, mentre altri sadicamente si augurano che rispunti di soppiatto per darci il colpo di grazia.

Così mentre il resto d'Italia ha già dimenticato, il popolo mortarellese deve camminare sui carboni ardenti di una attesa dalla incerta parabola temporale.

Per dimenticare l'infausto avvenimento non ci resta che trastullarci con i nostri balocchi barocchi, carrozzati ricostruzione, modello post 1693, certi di raggiungere un appagamento (o ottundimento?) a prova di terremoto. E se qualche Gabibba dovesse ripresentarsi non avremo paura di conferirle la cittadinanza onoraria.

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