QUANDO ORIGLIA IL CARO ESTINTO

appunti di viaggio di Pio Salvatore Basso
addì Sabato 3 Giugno, A.D. 200
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All'inizio è poco più che un sibilo appena percettibile, un zzzzzzz indistinto e confuso, poi man mano che passa il tempo è sempre più chiaro e intelligibile. Stiamo parlando di quello che accade ad un ascoltatore un po' particolare, il cui udito drizza le antenne da un inedito punto di vista, e cioè dall'interno di un osservatorio che qualcuno ha eufemisticamente definito "vestito di legno", uno di quegli abiti che nella vita si indossano una sola volta. Ammesso che possa dirsi che esso possa essere stato indossato durante la vita!

"Dimmi quando morirai, dimmi quando quando quando… dalla bara ascolterai tutto quello che vorrai…".

In fondo che cosa c'è di più rumoroso e chiassoso di un funerale? La classica formula del "requiescat in pacem" trova, infatti, notevoli difficoltà di ambientamento a Mortarello. I primi brusii, che in quanto tali, accompagnano sommessamente l'esposizione della salma all'omaggio degli amici e dei conoscenti, lasciano il posto ad un lieve cicaleccio che contraddistingue il corteo durante il… trasferimento nella parrocchia di pertinenza, dove viene officiata la cerimonia funebre.

È proprio durante il triste percorso che il caro estinto incomincia ad abituarsi all'idea del fatale destino e a rendersi conto che può sfruttare, da ora in poi, altre inedite possibilità extrasensoriali non concesse ai comuni mortali. Se poi siamo di fronte a qualcuno che, per sua sfortuna, ha dovuto soffrire, prima della triste dipartita, un isolamento pressoché totale per via delle sue malconcie condizioni fisiche, gli sarà ancora più facile apprezzare gli infiniti orizzonti che gli si dispiegheranno davanti. Già nel tragitto dalla casa alla chiesa infatti, quelle che nel letto di morte si erano rivelate delle esili percezioni si trasformano in indubbie manifestazioni uditive e visive, che si dispiegano in tutta la loro fenomenale chiarezza allorché viene affrontata la tappa che conduce al cimitero.

E d'altronde come potrebbe rifiutarsi, quella povera salma, di accettare la mole di informazioni che gli vengono catapultate in pochi minuti con la stessa violenza di uno sciame di api ronzanti? Pettegolezzi, rivelazioni, segreti, illazioni, barzellette, commenti, battute da osteria, tutti accompagnati dallo scalpiccìo univoco e costante dei partecipanti che avanzano ritmicamente, fermandosi ogni tanto, con regolare cadenza, per riprendere la rincorsa. Così, mentre dietro la bara i parenti più stretti consumano le ultime lacrime e i portatori si spezzano le spalle alternandosi nel loro triste compito, nelle altre file vengono sviscerati gli argomenti più disparati, al riparo di spessi occhiali scuri che poco si intonano con certe grigie giornate autunnali battute da un vento freddo ed implacabile. Ma tant'è!

Non è forse più interessante parlare delle ultime magagne dell'Amministrazione Municipale? O dell'ingegnere Tizio (è il solito geometra che a Mortarello, da tempo immemorabile, viene gratificato dal popolino dell'investitura honoris causa), che non si vergogna di dare… disinteressata ospitalità a qualche ragazza bisognosa dell'est europeo? "Che dici", chiede la comare all'amica, "ho solo quarant'anni, posso scoprire anch'io l'ombelico come mia figlia?". "Devi venire a vedere il mio salotto, il mobile attrezzato è una meraviglia", dice un'altra. Un gruppo di buontemponi, con il cordoglio del caso, si racconta una storiellina pepata, "quella della hostess dell'Alitalia", mentre alcuni vengono distratti, passando sotto una anonima palazzina, dalle gambe di una casalinga che osserva il feretro dal balcone.

Il defunto nel frattempo origlia, ascolta, si informa. Tutte quelle notizie e quelle novità gli rendono meno amaro il trapasso. Si sente toccato dal miracolo della conoscenza. Per lui non ci sono più misteri. Saperlo prima che quella casa si vendeva ad un prezzo così basso o che la Stellina di cui era innamorato aveva un debole per lui (costretto a sposare una donna che non amava per un semplice tornaconto economico). E poi chi l'avrebbe detto che la schedina di quel fatidico giorno di febbraio avrebbe dovuto giocarla un anno dopo!

Il nostro caro estinto, improvvisamente, si sente un po' spaesato per tutte le occasioni perdute, ha un attimo di smarrimento, la luce che circonda la sua anima si affievolisce per un attimo. "Sarebbe bello rinascere per non cadere negli stessi errori", pensa. Ma le grida dei più intimi nel momento del congedo lo riportano alla realtà. Vede la processione di tutti i convenuti che tributano l'ultimo abbraccio consolatorio ai suoi figli, alla moglie, ai fratelli. Poi capisce che è veramente finita. Gli restano un ultimo rimpianto e un filo di tristezza, dettati dalla consapevolezza di non essere mai stato al centro delle discussioni dei partecipanti al triste evento. D'altronde la casistica al riguardo parla chiaro, con le uniche eccezioni costituite da morte violenta, in tenera età o per qualche brutta e innominabile malattia.

La gente ritorna alle proprie case ed alle proprie occupazioni, ma c'è ancora tempo per un ultimo quarto d'ora di commenti di varia natura, senza l'assillo di seguire alcuna lugubre sfilata. Così, mentre il "de cuius" abbandona l'atmosfera terrestre per intraprendere il suo eterno viaggio, il solito addetto, davanti all'obitorio, impreca con sconcertante puntualità la sua usuale litania: "mi lassàrunu sulu macari 'sta vota, 'sti curnuti!".

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