LA MORTE (IN)CIVILE

appunti di viaggio di Pio Salvatore Basso
addì Giovedì 5 Aprile, A.D. 200
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Mortarello, si sa, è dotato di un capace camposanto, frutto di secolari inumazioni che, pur non raggiungendo medie giornaliere di tipo iracheno o afgano, mantiene un eccellente ruolino di marcia (…funebre) grazie al giornaliero afflusso di ospiti che transitano per i suoi viali silenziosi. È pur vero che i soggetti in questione difficilmente troveranno il tempo di lamentarsi della sistemazione, a parte qualche spostamento repentino e imprevisto che può verificarsi di tanto in tanto. Ma ciò non toglie nulla alla immutabilità della loro condizione, che nessuno potrà mai essere in grado (apocalissi future permettendo, con sconvolgenti resurrezioni di massa) di modificare o sovvertire.

La locuzione "Requiescat in Pace" (Riposi in pace), altrimenti nota con il più breve acronimo R.I.P., rappresenta pertanto il giusto epitaffio per una vita ormai finita e per un'altra eterna vita appena cominciata.

Ci sono altre morti, però, che si consumano nei meandri barocchi del palazzo poterile (da potere, appunto) di Mortarello e che non prevedono alcuna pietosa cerimonia o lacrimosi cortei né la tanto definitiva sepoltura. Non stiamo parlando delle morti bianche, o delle morti nere, o de li mortacci tua. Le morti in questione non implicano la dipartita fisica della vittima; semmai se ne oscura la presenza, la si soffoca sotto un tumulo di indifferenza e la si sotterra sotto un cono d'ombra (e non di luce) perpetua.

Il caso più lampante riguarda la giovane ed avvenente "Comandantessa" della Polizia Municipale, che a causa della sua disinvolta (secondo alcuni) autonomia decisionale si è vista gradatamente resecare, nello spazio di pochi mesi, quasi tutti i servizi di sua pertinenza, con l'indubbio vantaggio di ottenere un lenimento sostanziale alle dolorose fitte provocate al suo sistema neuro-vegetativo dagli eccessivi carichi di lavoro. Grazie a tale periodico… accanimento terapeutico, la moritura sarà quanto prima sollevata dalle sue (non più) molteplici incombenze e potrà finalmente riposare nella pace eterna della inutilità e della irresponsabilità, senza ricevere nemmeno le condoglianze di rito. Qualcuno si chiederà, a questo punto, se ci sia un rimedio a tale scabrosa situazione. Ma, intanto, può il caso in questione essere inquadrato in una tipologia da malasanità? Oppure siamo in presenza di un vero e proprio racket del caro estinto? Ci sono state altre morti, a parte l'eclatante fatto testé riferito?

Gli osservatori di cose locali sembrano propendere per la vendetta personale, premeditatamente attuata con scientifico rigore (mortis). "Questa è casa mia e ci comando io", era il motto, tutt'altro che sibillino, che campeggiava sulla carta intestata dei… responsabili cimiteriali del Municipio. E così la vittima è passata dallo svenimento all'avvelenamento, e al coma vigile. Mentre il coma profondo è già dietro l'angolo, giustificato dall'addobbo improvviso e inconsueto dell'obitorio.

Sarà proprio una bella morte, indolore e silenziosa. Nessuno se ne accorgerà e il tempo seppellirà tutto. Né una lapide, né un ricordo del tristo avvenimento. Neanche le frasi sgrammaticate, scritte in qualche documento ufficiale, potranno giustificare o spiegare, agli occhi dei posteri, le ragioni di una esecuzione così perfetta e così spietata. De profundis!

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