LA MORTE (IN)CIVILE
appunti di viaggio di Pio Salvatore Basso
addì Giovedì 5 Aprile, A.D.
2007
Mortarello, si sa, è dotato di un
capace camposanto, frutto di secolari inumazioni che, pur non raggiungendo medie
giornaliere di tipo iracheno o afgano, mantiene un eccellente ruolino di marcia
(…funebre) grazie al giornaliero afflusso di ospiti che transitano per i suoi
viali silenziosi. È pur vero che i soggetti in questione difficilmente
troveranno il tempo di lamentarsi della sistemazione, a parte qualche
spostamento repentino e imprevisto che può verificarsi di tanto in tanto. Ma ciò
non toglie nulla alla immutabilità della loro condizione, che nessuno potrà mai
essere in grado (apocalissi future permettendo, con sconvolgenti resurrezioni di
massa) di modificare o sovvertire.
La locuzione "Requiescat in Pace"
(Riposi in pace), altrimenti nota con il più breve acronimo R.I.P., rappresenta
pertanto il giusto epitaffio per una vita ormai finita e per un'altra eterna
vita appena cominciata.
Ci sono altre morti, però, che si
consumano nei meandri barocchi del palazzo poterile (da potere, appunto) di
Mortarello e che non prevedono alcuna pietosa cerimonia o lacrimosi cortei né la
tanto definitiva sepoltura. Non stiamo parlando delle morti bianche, o delle
morti nere, o de li mortacci tua. Le morti in questione non implicano la
dipartita fisica della vittima; semmai se ne oscura la presenza, la si soffoca
sotto un tumulo di indifferenza e la si sotterra sotto un cono d'ombra (e non di
luce) perpetua.
Il caso più lampante riguarda la
giovane ed avvenente "Comandantessa" della Polizia Municipale, che a causa della
sua disinvolta (secondo alcuni) autonomia decisionale si è vista gradatamente
resecare, nello spazio di pochi mesi, quasi tutti i servizi di sua pertinenza,
con l'indubbio vantaggio di ottenere un lenimento sostanziale alle dolorose
fitte provocate al suo sistema neuro-vegetativo dagli eccessivi carichi di
lavoro. Grazie a tale periodico… accanimento terapeutico, la moritura sarà
quanto prima sollevata dalle sue (non più) molteplici incombenze e potrà
finalmente riposare nella pace eterna della inutilità e della irresponsabilità,
senza ricevere nemmeno le condoglianze di rito. Qualcuno si chiederà, a questo
punto, se ci sia un rimedio a tale scabrosa situazione. Ma, intanto, può il caso
in questione essere inquadrato in una tipologia da malasanità? Oppure siamo in
presenza di un vero e proprio racket del caro estinto? Ci sono state altre
morti, a parte l'eclatante fatto testé riferito?
Gli osservatori di cose locali
sembrano propendere per la vendetta personale, premeditatamente attuata con
scientifico rigore (mortis). "Questa è casa mia e ci comando io", era il motto,
tutt'altro che sibillino, che campeggiava sulla carta intestata dei…
responsabili cimiteriali del Municipio. E così la vittima è passata dallo
svenimento all'avvelenamento, e al coma vigile. Mentre il coma profondo è già
dietro l'angolo, giustificato dall'addobbo improvviso e inconsueto
dell'obitorio.
Sarà proprio una bella morte,
indolore e silenziosa. Nessuno se ne accorgerà e il tempo seppellirà tutto. Né
una lapide, né un ricordo del tristo avvenimento. Neanche le frasi
sgrammaticate, scritte in qualche documento ufficiale, potranno giustificare o
spiegare, agli occhi dei posteri, le ragioni di una esecuzione così perfetta e
così spietata. De profundis! |