INGRID BETANCOURT. QUANDO LA BELLEZZA CANCELLA LA SOFFERENZA

appunti di viaggio di Brigida Fagone
addì giovedì 1 maggio, A.D. 2008

È ancora viva Ingrid Betancourt, candidata alle presidenziali in Colombia e rapita nel 2002 dai guerriglieri rivoluzionari del suo paese, coinvolti nel traffico di droga.

Fissando a lungo quei tratti muliebri così dignitosi nel dolore, così disarmanti nella loro vulnerabilità, ho provato l’emozione impagabile di scoprire una cosa che, in fondo, ho sempre saputo, per il semplice fatto di essere una donna. E cioè che la luce che irradia dalla bellezza interiore di una persona è di gran lunga più forte di qualsiasi violenza.

Ci sono tutta la sapienza e la forza, fatte proprie dalle donne nel corso dei millenni, in quell’immagine fragile e delicata che ha fatto il giro del mondo.

E non è affatto un caso che essa sia venuta fuori proprio adesso, che di violenza sulle donne se ne parla tanto; a proposito, ma anche a sproposito.

C’è una consapevolezza tutta femminile in quella pietà rinascimentale, in quel volto da dea greca, bellissimo a dispetto di una sofferenza indicibile. Una consapevolezza che viene da lontano e che è fatta di attesa e di pazienza. Perché il corpo di una donna è progettato per attendere la vita che lentamente si forma nel suo grembo. E in nessun caso dovrebbe tradire la sua più naturale vocazione che è l’amore; non l’odio.

Come possono averlo dimenticato tutte quelle donne che recentemente hanno manifestato per strada contro la violenza, ma lo hanno fatto in maniera scomposta e sguaiata, opponendo odio all’odio, rancore al rancore, secondo un copione che come donne non ci appartiene?

Perché l’odio e la violenza, anche solo verbale, producono solo odio e violenza: null’altro.

A parte il fatto che usare gli stessi metodi dei propri carnefici, significa dargliela vinta, rendendosi simili a loro.

E, ancora mi chiedo, come possono gli aguzzini della Betancourt non essersi resi conto che, diffondendo quel video, hanno fatto sì che un raggio di luce abbagliante sfuggisse ai loro neri tentacoli portatori di morte? Forse perché la violenza è anche e soprattutto ottusità, stupidità e bieca cecità; e in questo consiste la sua debolezza.

Lei è ancora viva, grazie a Dio, e lo sarà comunque per l’eternità; ma loro, sin da ora, sono morti che camminano.

Grazie, Ingrid, per esserci ancora.

Gracias por existir.

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