IL PATRIMONIO… DELL'ILARITÀ
(ovvero Il ratto della Giorgiona)
appunti di viaggio di Pio Salvatore Basso
addì mercoledì 31 marzo, A.D. 2010
Le asfittiche e tediose
giornate di un piccolo centro siciliano come Mortarello (patrimonio
dell'Umanità per grazia ricevuta) sono state incredibilmente accese da
una disputa che fa sembrare ancora più lontani e insulsi gli echi delle
polemiche che investono in questi giorni i nostri catodici
rappresentanti politici o delle sfiziose storielline piccanti che
popolano i discorsi degli indigeni.
Quale sia la materia del
contendere è presto detto. Una donna! Niente di nuovo sotto il sole, si direbbe.
Ebbene, no! La donna, anzi, il donnone, non è una donna in carne ed ossa, ma la
riproduzione (o l'imitazione, non si sa) in simil-arte, materiale povero –
sembra si tratti di polistirolo e garza – di una muliebre bellezza di stampo
boteriano in tenuta adamitica. Tralasciando l'artistico valore del manufatto, su
cui non ci soffermiamo per l'assodata incompetenza del povero estensore di
queste note, non ci sembra inopportuno riepilogare brevemente gli avvenimenti.
Il "donnone" in questione, quale
ingombrante residuato di una rappresentazione teatrale, era stato collocato
qualche anno fa all'interno del Museo "Sebastiano Guzzone", su precisa
indicazione dell'Assessore alla Cultura dell'epoca, e le sue prorompenti
fattezze si dilatavano nell'angusto corridoio della prestigiosa istituzione,
dove gli addetti si avvicinavano a quella corpulenta e immanente figura di dea
Madre con inusuale rispetto (anche perché era quasi impossibile incunearsi nel
limitato spazio utilizzabile per il passaggio). Sennonché l'aleatorietà delle
terrene vicende, sotto la mera forma di una nuova amministrazione municipale
subentrata alla precedente, ha ben presto scompigliato quella che appariva come
una sistemazione di inossidabile definitività. Complice anche la nuova
destinazione dei locali, adibiti a uffici comunali, una inconsulta decisione
dell'ultima ora aveva prodotto, infatti, lo sfratto della pingue signora (o è
ancora signorina?), la cui breve stagione di gloria si era esaurita nel
pomeriggio di giovedì 25 marzo, allorché un manipolo di audaci l'aveva
destramente condotta, con tutte le cautele del caso, e con la benedizione del
primo cittadino, in uno spiazzo all'aperto prospiciente l'Ufficio Tecnico,
mostrando indecorosamente l'impudica visione ad una ben maggiore schiera di
guardoni.
Cosicché, tempo meteorologico
permettendo, erano fiorite, non tanto inattese ad essere sinceri, le proteste e
le accuse, che si possono riassumere sinteticamente in una lotta all'ultimo
sangue tra oscurantismo e progressismo, tra sensibilità artistica e culto del
bello (?!). O, più propriamente, tra i vecchi e i nuovi detentori del potere.
Memore del detto che la "fimmina nura, è bedda sulu ‘ntra quattru mura",
la parte lesa (o che si riteneva tale) aveva già fatto intendere che la stampa
avrebbe ben presto divulgato i suoi memoriali intrisi di sdegno, mentre i rei
del sacrilego gesto si erano trincerati dietro una placida indifferenza che si
accompagnava a un malcelato compiacimento. Nel contempo i cittadini avevano
trovato nuova linfa con cui nutrire le spettegolanti meningi.
La rosea pupattolona, la
voluminosa Maya desnuda, che nella posa ricorda un celebre dipinto del
Giorgione, invece, era rimasta così, sottoposta allo sguardo morboso dei
mortarellesi, discinta e cellulitica, ignominiosamente distesa sul terriccio di
un incolore giardinetto, oggetto delle più svariate ipotesi sulle sue doti di
resistenza alle intemperie, nonostante avesse ricevuto una subitanea
riverniciata dalle amorevoli mani di un caritatevole lavoratore di pubblica
utilità.
C'è da dire, comunque, che la
conturbante e disinibita creatura, aveva stimolato la curiosità degli utenti
nonché dei dirimpettai del palazzo Laganà-Campisi, e molti erano dell'idea che
tutta l'operazione non fosse stata altro che una astuta mossa per avvicinare le
masse e le massaie all'arte, come accade nelle più rinomate capitali estere,
dove non è raro incontrare per strade e piazze la statua del celebre scrittore
con la penna in mano, della popolana che spinge il cesto della frutta, del
geniale musicista che abbozza uno spartito. La nostra… Giorgiona, come è noto,
regge un piattino. Sul fronte politico già si preannunciavano consigli comunali,
battaglie campali, duelli senza esclusione di colpi. Sennonché… l'ultimo
sconcertante capitolo di tutta questa incresciosa vicenda si è materializzato
sotto gli occhi dei primi attoniti e increduli spettatori la mattina del 29
marzo. La Giorgiona, che, appunto, soltanto da poche ore aveva trovato la sua
nuova sistemazione nel giardinetto dell'Ufficio Tecnico e poteva già esibire la
prima tenue abbronzatura dovuta al tepore di quest'ultimo marzolino fine
settimana, è incredibilmente sparita! Chi sono stati gli autori del truce
misfatto e con quali fini? È stata opera di un comando notturno? Di un maniaco
solitario? Di un gruppuscolo di satanisti? Di paladini della moralità? Di
accoliti della vecchia amministrazione? Di mogli gelose? Di teppisti? E se tutta
la vicenda fosse stata una calcolata manovra per far sparire il donnone una
volta per tutte?
Insomma ci sono tutti i requisiti
per un vero e proprio giallo politico-poliziesco alla Montalbano, da seguire con
tutte le apprensioni e la curiosità del caso. Una cosa appare certa. Chi sa,
tace. Intimidazioni, minacce, coperture, insabbiamenti, vedo non vedo. Ogni
ipotesi può essere plausibile. Nel frattempo si resta in attesa delle
dichiarazioni ufficiali dei nostri governanti, dai quali ci si aspetta una
parola di conforto su tutta questa incredibile storia, su cosa stanno facendo
per sbrogliare la matassa, e su quale capitolo di bilancio intendono attingere
per soddisfare una eventuale richiesta di riscatto. A noi non ci resta che
osservare questo avvenimento con distaccato disincanto. E riderci su. In fondo
non ci rimane altro. E poi non si è forse sempre detto che "la fimmina è la
causa d'ogni mali"?
DIARIO FOTOGRAFICO-CRONOLOGICO DELLA
DEFINITIVA… TRASLAZIONE (26 marzo 2010)
settembre 2007
Il "manufatto"
dell'artista catanese Concetto Guzzetta è sistemato nel corridoio
del Museo Civico "Sebastiano Guzzone".
L'opera viene battezzata "Nudo boteriano". |
|
venerdì 26 marzo 2010
ore 7:59
Ecco come appariva la
Giorgiona dopo la prima notte trascorsa all’addiaccio, contornata
dal rosato del pavimento in cotto che faceva da pendant a quello del
suo corpo. |
|
venerdì 26 marzo 2010
ore 8:40
Per la realizzazione
di un progetto che si rispetti occorre il contributo di uno staff
adeguato.
Si discute, pertanto, sugli interventi da fare. |
|
venerdì 26 marzo 2010
ore 8:41
La decisione è stata
velocissima e unanime.
La Giorgiona viene trasportata in un luogo… più acconcio. |
|
venerdì 26 marzo 2010
ore 9:14
La Giorgiona è
sottoposta alle prime cure di un improvvisato samaritano. |
|
venerdì 26 marzo 2010
ore 13:41
La Giorgiona allocata
nel suo definitivo ambiente "en plein air". |
|
domenica 28 marzo 2010
ore 11:08
La Giorgiona ancora
può godere del caldo sole primaverile |
|
lunedì 29 marzo 2010
ore 8:15
La pedana,
desolatamente vuota, su cui era stata adagiata la sinuosa e
giunonica creatura. |
|
|