PROVINCIA
DI CALTAGIRONE? PARTE IL NOSTRO FORUM
Provincia
regionale di Caltagirone: SI o NO?
Il
quesito (annoso, vecchio e forse ripetitivo…) ritorna d'attualità. La
Regione siciliana, con una recente iniziativa dell'Ars, ha riaperto i
termini per l'eventuale costituzione della decima provincia siciliana. I
quindici Comuni del comprensorio (Caltagirone, Castel di
Judica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone,
Militello in Val di Catania, Mineo, Mirabella
Imbaccari, Palagonia, Raddusa, Ramacca, San
Cono, San
Michele di Ganzaria, Scordia e Vizzini) avranno un anno di tempo per
pronunciarsi ufficialmente.
La
novità riguarda il quorum minimo degli abitanti, che è stato abbattuto
a 120 mila (prima era 180 mila). Alcuni "giochi" istituzionali decideranno le sorti
future dell'Ente sovracomunale, al quale il Comune di Niscemi,
distaccandosi dalla provincia di Caltanissetta, ha già dichiarato di
voler aderire. Le decisioni dei Comuni, mediante separati atti
deliberativi, dovranno essere espresse dai relativi Consigli e (quindi)
dalle forze politiche presenti nelle varie assemblee municipali.
La
"partita" si giocherà tutta nel Sud Simeto, ovvero nei Comuni
di Scordia, Militello in Val di Catania, Palagonia,
Ramacca e Castel di Judica, che in passato hanno espresso qualche perplessità sulla "rottura"
con la provincia etnea.
Emblematico
fu il "no" dei cittadini di Militello in Val di Catania, che
nel dicembre 1993 espressero il loro dissenso (poi recepito e deliberato
dal Consiglio comunale) contro l'adesione all'istituenda Provincia di
Caltagirone, facendo "naufragare" le speranze di una parte del
circondario: l'88,2% dei militellesi si dichiarò contrario alla
proposta referendaria, mentre soltanto l'11,8% diede suffragi
favorevoli. Palesi furono all'epoca le posizioni di due partiti
(favorevole il Pds, contrario il Msi), mentre l'allora Dc (ufficialmente
disinteressata) sostenne di fatto la "trombatura" di Caltagirone. Ma erano gli anni delle lotte tra le correnti della Balena
Bianca, oltre che delle ostilità politiche tra i "burtoniani"
di Militello e i "parisiani" di Caltagirone…
A
distanza di quasi 9 anni, il dibattito sarà riaperto, anche se (a causa
della richiesta di un quorum ridotto di abitanti) la Provincia di
Caltagirone potrebbe nascere indipendentemente dal consenso di Militello
in Val di Catania. L'ago della bilancia potrebbe dipendere, infatti,
dalle scelte della comunità di Scordia, che non sembra favorevole,
comunque, all'istituenda provincia calatina, nonché dalle opzioni del
Comune di Palagonia: il sindaco Salvino Fagone e il presidente del
Consiglio, Saretto Vitale, si sono schierati dalla parte del "sì"
in un'intervista su un giornale regionale. Gli umori dei palagonesi,
tuttavia, non sembrano essere concilianti con i propositi dell'hinterland
calatino.
In
attesa dei primi "fuochi" politici e sociali, che saranno
inevitabilmente accompagnati da incontri e (forse) da comizi politici, Militello.Info ha deciso di aprire sull'argomento un
forum pubblico, chiedendo ai visitatori del sito di voler trasmettere
(in e-mail alla nostra
casella) un'opinione sulle eventuali ragioni del "sì" o del
"no" alla Provincia di Caltagirone.
Tutti messaggi, che
saranno successivamente on-line, dovranno essere firmati senza
pseudonimi e con l'indicazione del Comune di residenza.
Lo staff
MILITELLO
RIGETTA LA PROVINCIA CALATINA
Il
forum sulla Provincia del Calatino-Sud Simeto... non depone a favore
dell'ambizioso progetto istituzionale. Accogliendo il nostro invito e la
proposta lanciata a settembre su Militello.Info, tanti utenti ci hanno
trasmesso i loro commenti in e-mail sull'eventuale adesione al nuovo
Ente intercomunale.
Confermando
gli orientamenti del dicembre 1993, i militellesi hanno ribadito il loro
"no" ad ogni ipotesi d'aggregazione con i Comuni calatini,
ponendo in luce l'anima etnea e la storica attenzione verso la Piana di
Catania. Ecco alcune opinioni e riflessioni (le più significative) che
abbiamo ricevuto nelle scorse settimane sul tema dell'istituenda
Provincia.
-
Egregio
Militello.Info, con la presente vorrei intervenire sul vostro
autorevole organo di informazione, sostenendo il dibattito sull'istituenda
Provincia calatina.
Sgombrando subito il campo da possibili equivoci, ritengo che la
nascita del nuovo Ente pubblico, in un territorio che vanta una
superficie analoga a quella del resto del Catanese, offrirebbe nuove
opportunità amministrative per tutti i centri del comprensorio.
Sarebbe inutile porre la vecchia questione dei "campanili"
o dell'egemonia di Catania: la nostra zona possiede tutte le carte
in regola per acquistare maggiore prestigio e autonomia
istituzionale. Le ultime positive esperienze, legate alla
concertazione dei Comuni nei programmi di sviluppo e investimento,
con il supporto di operatori privati e figure professionali,
confermano la spinta verso la nuova aggregazione intercomunale.
Occorre ribadire, però, un concetto: le beghe locali e le questioni
politiche devono essere superate, rilanciando il corretto confronto
con tutte le forze sociali, economiche e produttive del Calatino-Sud
Simeto. Bisogna sedersi attorno al medesimo tavolo, evitando
pregiudizi e resistenze di vario tipo. L'unico metro di valutazione
deve essere rappresentato dalla prospettiva, dall'analisi reale dei
vantaggi e degli eventuali sacrifici che la nuova soluzione potrebbe
comportare.
Le ragioni del "sì" delle forze istituzionali di
Palagonia, che dovranno essere recepite, comunque, dal Consiglio
comunale e dai rappresentanti dei vari gruppi politici, sono ricche
di motivazioni: Palagonia, che sarebbe uno dei primi Comuni per la
popolazione residente, potrebbe riproporre con maggiore incisività
il proprio ruolo, tutelando le aspettative degli operatori
agrumicoli.
La recente riapertura dei termini, che l'Ars ha concesso per l'istituzione
della Provincia di Caltagirone, deve impegnare le comunità in un
sereno dibattito: penso che non esisteranno più attenuanti e che
ciascuno dovrà interamente svolgere il proprio ruolo. Non è
possibile parlare del Calatino-Sud Simeto, infatti, soltanto in tema
di occasioni perdute, di emigrazioni e di precarie occasioni di
lavoro.
Occorre una scelta consapevole per l'autogoverno del territorio, che
non può più sopportare, con le ventilate decisioni di organi
superiori, la penalizzazione dei servizi pubblici o gli annunciati
"tagli" al Tribunale di Caltagirone, alla sede Enel o alla
rete ferroviaria, che ha assolto ad una storica funzione di sviluppo
e d'integrazione delle comunità dell'hinterland. Esistono le
energie necessarie e le capacità della gente per rilanciare la
proposta della Provincia, coronandola con l'ambito traguardo
istituzionale. Dott. Salvino Fagone, sindaco di Palagonia.
-
Io
penso che la provincia di caltagirone potrebbe essere un vantaggio per
le nostre comunità, ma dipenderà dalla qualità della politica. per
adesso alla provincia c'è nello musumeci, che viene da militello e
quindi conosce i problemi di quest'area, ma in futuro ? per esempio nel
calatino sud simeto l'agrumicoltura, la viticoltura ecc. soffrono per la
siccità ma a catania non c'è sensibilità verso questo problema, loro
hanno l'etna! pensano che la siccità sia solo in sicilia occidentale.
io penso quindi che l'istiuzione di una nuova provincia potrebbe essere
utile, ma non da sola. se ci guadagneremo dipenderà dalla nostra civiltà
e dai nostri rappresentanti. non dimentichiamoci che ogni comunità ha
sempre ciò che si merita (nel bene e nel male). Giuseppe Renda,
Mineo.
-
Sono
decisamente contrario alla istituzione della nuova provincia di
Caltagirone. Questo
comporterebbe gravi danni per l'immagine di Militello e per
le sue risorse socio-economiche e turistico-culturali; perché, a
differenza di quanto sta facendo fino ad oggi la provincia di
Catania, cui Militello è annessa da quando esiste l'Italia,
Caltagirone non valorizzerebbe affatto tutte le sue risorse, in
quanto questa da sempre manifesta spudoratamente una tendenza
centripeta e discriminante nei confronti dei comuni della zona, che
ritiene solo "paesini" di assoluta insignificanza rispetto
alla dignità "cittadina" di cui essa è orgogliosa di
fregiarsi.
Affermare l'esistenza di un area geografica chiamata
"calatino", caratterizzata da un centro principale, la
città di Caltagirone, e da numerosi centri satelliti
"minori", equivale a produrre un falso storico. Perché,
ad eccezione del solo comune di San Michele di Ganzaria, che nei
secoli passati è stato un feudo di Caltagirone, tutti gli
altri centri non hanno mai avuto rapporti di dipendenza nei
confronti di Caltagirone tali da giustificare l'invenzione e
l'introduzione del concetto di "calatino", inteso come
"area di influenza" di Caltagirone (e il criterio adottato
per l'istituzione della diocesi ecclesiastica non può certo valere
per la creazione di un distretto politico-amministrativo). Basti
pensare alle tre città di Militello, Mineo, Vizzini, la cui
ricchezza storica, monumentale, culturale e politica non ha nulla di
cui ringraziare alla città di Caltagirone; delle quali una,
addirittura, Mineo, fu anche "capitale" e baluardo della
confederazione dei siculi al tempo della colonizzazione greca, ben
molti secoli prima che Caltagirone venisse fondata. Per non parlare
di Militello, che nel medioevo e in periodo barocco fu incontrastata
signora di quell'area geografica che si estende dalla piana di
Catania alle propaggini degli Iblei.
Oltretutto, anche oggi i centri di Militello, Scordia, Palagonia,
Ramacca e Castel di Judica, vengono considerati comuni appartenenti
all'area del Sud-Simeto e non del "Calatino", perché
affermare questo equivarrebbe a dire il falso. Questi centri
gravitano attorno alle risorse economiche della piana di Catania e
sono collegati strettamente alla città di Catania per quanto
concerne il settore commerciale, industriale,
scolastico-universitario, sanitario ecc. Di converso, questi comuni
non godono di alcuna copertura di servizi di trasporto degna di
questo nome per il collegamento con Caltagirone, e pare puramente
illusoria la realizzazione di infrastrutture da parte di
Caltagirone, che attualmente non è in grado di soddisfare
decentemente neanche il suo trasporto urbano. L'esponenziale
crescita demografica e lo straordinario sviluppo economico poi,
di centri come Scordia e Palagonia, è sintomatico dei risultati
raggiunti oggi grazie alle convergenze economiche e
politico-amministrative attualmente vigenti.
Istituire la provincia di Caltagirone significherebbe distruggere
quanto costruito in tanti anni dalle amministrazioni comunali e
provinciale per il rilancio dell'area, e gettare i comuni
coinvolti nel baratro di un futuro dalle prospettive alquanto
incerte, perché Caltagirone farebbe convergere esclusivamente su di
sé, e a proprio beneficio, tutte le risorse, facendo cadere sugli
altri comuni soltanto le briciole del suo governo, e questo grazie
all'iniquo sistema di un ingiustificato decentramento
politico-amministrativo, che al posto di favorire una maggiore
democrazia non produrrebbe altro che una nuova, ambigua e
sterile "burocrazia". Dott.
Matteo Malgioglio, Militello V.C.
-
Spett.le
redazione, ho letto con interesse l'inserto relativo alla nuova
proposta (ma per il vero vecchia quasi un secolo) di erezione della
provincia di Caltagirone. In merito a ciò, partecipo volentieri a
questo forum, esprimendovi brevemente il mio pensiero.
Se è vero che la nuova provincia allevierebbe sicuramente i disagi
di alcuni comuni particolarmente distanti da Catania, come
Mazzarrone, San Cono, Licodia Eubea, San Michele, Mirabella,
nell'accedere ai principali uffici provinciali, è altrettanto vero
che analoga esigenza non si pone di certo per Militello o Scordia o
Palagonia. Se nel passato la nostra celebrata città, prima "in
Val di Noto" e poi "in val di Catania", ha sempre
guardato ai verdi monti del siracusano, alla Piana di Catania e
all'Etna come punti cardini della propria vita
economico-culturale-politico-sociale, adesso tremo al solo pensiero
che si arrivi ad una "Militello in Val di Caltagirone".
Al di là dei vantaggi, che credo essere per il vero molto pochi,
nota la storica cupidigia e prosopopea dei calatini (anzi dei "caltagironesi")
sempre pronti a denigrare i paesi del sud Simeto da loro solitamente
definiti "paesi delle pecore", penso si debba dar peso
anche all'impatto culturale che ciò produrrebbe, snaturando i
riferimenti di una comunità che ha sempre visto e continua a vedere
nella grande Catania una città amica, dove intere generazioni di
militellesi hanno potuto studiare, lavorare od anche trovare (come
me) l'amore della propria vita. Per questo esprimo secco il mio NO
all'erezione di Caltagirone a provincia e all'adesione ad essa di
Militello. Dott. Giuseppe L. Malgioglio, Militello V.C.
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Decisamente
non c'è paragone tra Caltagirone e la città di Catania, per vie di
comunicazione, lavoro, shopping, e come il caldo con il freddo, il
brutto e il bello. La città di Catania stimola la percezione:
vista, udito, olfatto si mescolano in un continuo flusso sensoriale,
sensazioni ineffabili, il risveglio di noi stessi. Mille fantasmagorie
di luci e di colori, che fanno risaltare Catania
spettacolarmente; vie, palazzi e monumenti, che la rendono pari alle
principali città europee. Le stesse sensazioni mi state
riferite da giovani pendolari che vanno a Catania per andare a
scuola o per fare shopping.
Caltagirone opprime i sensi. Decisamente no per la provincia di
Caltagirone. Nunzio Lo Presti, Militello V.C.
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Per
ben due volte la cittadinanza di Militello ha detto no alla
Provincia Calatina. Non vedo perché la si debba fare anche contro
il volere dei cittadini. Massimo Cantarella, Militello V.C.
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