VENT'ANNI DI HIP HOP
ITALIANO
di
Alfonso Magno
Mercoledì
7 Settembre 2005
L'hip hop non è più un
genere musicale di nicchia
Flaminio Maphia, a
Militello per lo
spettacolo organizzato dal Comitato per i festeggiamenti in onore
della Madonna della Stella.
-
G-Max e Rude Mc, al secolo Flaminio Maphia, e l'hip hop made in
Italy. Cosa spinge a cimentarsi in un genere musicale che ha radici
in un altro continente?
- Rude Mc «La cosa
nasce da molti anni. Noi è ormai da vent'anni che seguiamo l'hip hop
americano; l'hip hop viene da quelle parti, viene dall'America. E un
po' all'inizio ci siamo appassionati e per gioco abbiamo iniziato a
fare le prime rime in italiano, i primi pezzi e poi è diventata una
cosa più seria; abbiamo fatto i primi dischi...».
- I Flaminio Maphia
esistono dal 1994, ma il grande pubblico vi conosce maggiormente
grazie alla cover di "Che idea", lanciata nel 1982 da Pino d'Angiò.
Quanto è importante, invece, proporre musica propria per "sfondare"
nel grande pubblico?
- G-Max «È molto
importante. Il grande pubblico ci conosce già dal 2001, quando uscì
"Ragazze acidelle" che è stata la nostra prima hit, tra virgolette,
nazionale; e quella era una canzone nostra. "Che idea" l'abbiamo
voluta riproporre perché è stata una canzone con la quale noi siamo
cresciuti e quindi abbiamo fatto un omaggio a questo autore, Pino d'Angiò
che possiamo dire essere stato il primo rapper italiano. Abbiamo
veramente fatto un omaggio rifacendo questa canzone a modo nostro».
- "Per un pugno di
euri" il lavoro uscito in questo 2005, arriva dopo una pausa di 4
anni ("Resurrezione del 2001"): come mai così tanto tempo?
- Rude Mc «Da un
singolo all'altro c'abbiamo messo molto tempo per farlo uscire anche
per vari motivi... discografici. Ci siamo chiusi in studio per un
anno e mezzo per realizzare i pezzi nuovi; un po' colpa nostra, un
po' della casa discografica... Il sistema discografico ti impone di
"uscire" quando decide la tua major. Ci sono tanti gruppi, e allora
devi aspettare un po'».
- "Per un pugno di
euri" vede suoni più… puri, possiamo definirli così? Meno musica
campionata, più strumenti veri: chitarre, tastiere, moog… batteria
(o "beat") a parte. Quanto l'elettronica incide in un buon hip hop?
- G-Max «L'hip hop
nasce con i break and beat, con i pezzi di "campione", con i pezzi
di canzoni già suonate e poi riproposti dal dj tramite il vinilico e
uno sopra ci fa il rap. Quindi l'hip hop nasce proprio
elettronicamente: le prime batterie elettroniche, i bassi
elettronici... l'hip hop si faceva così. Fortunatamente, come in
tutte le cose, c'è una normale evoluzione, quindi ormai l'hip hop
c'è nel mondo dai primi anni '80; ormai in venticinque anni c'è
stata un'evoluzione naturalissima. Anche sul nostro disco ci sono
parti più suonate da strumentisti, da musicisti, rispetto ai nostri
lavori precedenti».
- Da dove prendete
spunto per i vostri testi?
- Rude Mc «I nostri
testi prendono spunto dalla vita quotidiana che noi viviamo, dal
mondo che ci circonda. Parli di quello che vivi, quello che vedi».
- Nell'hip hop è
più importante la musica o i testi?
- G-Max «Al
cinquanta per cento. L'hip hop è la "cultura". L'hip hop è formato
da quattro elementi. Il rap è fondamentale perché comunque è il
testo, è quello che vuoi comunicare, quello che vuoi dire; ma è
molto importante il "beat" su cui parlare. Alla fine la canzone
bella è quella che ha una bella base ed un bel testo».
- Da "apripista",
tra virgolette, nei concerti di rapper epici come "Ice-T" o di
gruppi come "South Central Cartel", a "divi" dell'hip hop italiano.
Come si sta in questo abito?
- Rude Mc «Noi non
ci sentiamo "divi". Ci sentiamo un gruppo di hip hop italiano,
umile, tranquillo che fa le cose che ci piacciono. Se vanno bene...
meglio ancora!».
- "Ice one", "Neffa",
"Tormento", "Flamino Maphia": l'hip hop è ancora un genere musicale
di "nicchia"?
- G-Max «Ormai
direi di no. Hai nominato dei grandi artisti conosciuti a livello
nazionale. Per fortuna non più, grazie a questi nomi, anche se "Ice
one" è ancora di nicchia. Tanti pensano che l'hip hop si spinga
molto più nell'underground mentre poi bisogna farlo conoscere alla
massa per poterlo spingere meglio. Grazie a Neffa, Tormento, Gemelli
Diversi, Articolo 31, grazie a noi, al Piotta, la massa è riuscita a
conoscere l'hip hop».
- Last but not
least, una domanda che nessuno vi avrà mai posto: perché Flaminio e
perché Maphia
Rude Mc «Flaminio
per il luogo da cui proveniamo artisticamente: piazza del Flaminio,
a Roma, dove ci riunivamo... ottanta, novanta persone; Maphia per
sott'indere "famiglia". Volevamo mettere un nome... internazionale
- Un assaggio di
"Che Idea" cantata a cappella lo regalate ai nostri amici
ascoltatori?
G-Max «Come no!
"Sono il re della serata, lo si vede dall'entrata; si buttano ai
miei piedi tutte in tackle scivolato; ticcki ticcki tick, che
idea..:"».
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