MILITELLO
E L'UNESCO
di
Alfonso Magno
Giovedì
4 Luglio 2002
L'intervista
al Sindaco di Militello, Antonio Lo Presti
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Signor Sindaco, cosa cambierà a Militello con l'entrata nell'UNESCO?
«Cambierà
la cultura da parte di ogni cittadino e l'interesse per la
valorizzazione e la tutela di questo nostro comune bene patrimoniale
e culturale.
Questo
porterà anche un'indubbia affermazione in campo internazionale e
una sicura attenzione per questo tesoro, ormai non più nascosto,
della Sicilia sud orientale e dell'Italia intera. Dico Italia intera
perché, si noti, tra i 730 beni iscritti dall'UNESCO nella Lista
del Patrimonio dell'Umanità, l'Italia, con le sue circa 70
iscrizioni, è la nazione che ne
detiene il primato.»
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Militello potrà "muoversi" autonomamente, o è necessaria una
sinergia di intenti con le altre sette città?
«L'UNESCO
ha preteso un Piano di Gestione; questo sarà, per noi
amministratori e per noi cittadini, una guida sul campo per lo
sviluppo e la valorizzazione di questo bene dell'umanità che è il
Tardo Barocco. Ci darà anche i livelli di qualità della vita, di
qualità ambientale e di qualità umana. Alla luce di tutto questo,
è impensabile muoversi autonomamente. L'inserimento nella Lista è
la "vittoria" soprattutto delle otto amministrazioni e della
Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa a cui si
sono aggiunti i positivi apporti dell'Assessorato regionale ai Beni
Culturali e del superiore Ministero dei Beni Culturali.»
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È una vittoria delle Amministrazioni ma anche dei cittadini,
quindi. Cosà dovranno imparare gli abitanti delle "Otto città"?
«Come
cittadini dobbiamo assorbire, dobbiamo "digerire", nel senso buono
del termine, il messaggio di questo progetto. Dobbiamo impossessarci
di questo importante strumento che ci è stato dato. Questo è l'inizio
di uno sviluppo del territorio da offrire sia in termini di
fruizione del nostro patrimonio (storico, monumentale, culturale),
sia in termini di ricerca di collaborazioni e di "scommessa" nel
campo dell'imprenditoria.
Raccomando
a tutti i cittadini degli otto comuni, ed io per primo, di curare e
mantenere la nostra identità perché è per questo che siamo stati
riconosciuti: la nostra capacità di rinascere dalle macerie di un
tremendo terremoto, la nostra esuberanza nel campo artistico,
culturale, architettonico, le nostre tradizioni. L'UNESCO non deve
essere letto come un "business", ma deve essere letto come un
riconoscimento a noi siciliani. Per noi dovrà esserci una
riscoperta delle nostre tradizioni, dei nostri prodotti, ma anche il
rispetto dell'ambiente e del territorio che fanno parte integrante,
ormai, dei beni dell'umanità.»
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Il business. Militello nell'UNESCO sarà un'opportunità lavorativa
per i giovani?
«Il
riconoscimento dell'UNESCO è un fatto straordinario, è un'opportunità
storica. Certo non porterà progressi fini a loro stessi: si è
aperto un percorso in cui noi siamo i protagonisti. I nostri
giovani, ma anche la nostra imprenditoria, è chiamata a
scommettersi, a scommettersi nell'acquisizione di professionalità
sicuramente nuove per la nostra comunità.
Di
sicuro le nostre idee, i nostri progetti avranno, con questo
riconoscimento, un canale preferenziale, un occhio di riguardo da
parte della Regione, dello Stato, e dell'Unione Europea. Adesso
siamo in condizione di potere contattare imprese interessate che
abbiano intenzione di investire con noi per lo sviluppo ed il
turismo, per dare visibilità a livello internazionale, considerando
anche il fatto che saremo sicuramente meta turistica e centro di
studi per esperti e ricercatori.
Dobbiamo
creare condizioni e progetti che ci consentano di accedere a tutte
le opportunità. Il nostro territorio è titolato per rappresentare
degnamente la Sicilia e lo Stato italiano con orgoglio e dignità. A
questo proposito, ne sono certo, lo Stato non potrà non rendersi
conto della valenza del riconoscimento che ci è stato dato e del
fatto che questo patrimonio appartiene all'umanità.»
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Secondo lei aumenterà il flusso turistico, o sarà sempre legato ai
soliti eventi?
«Naturalmente
aumenterà. Questo riconoscimento accenderà l'interesse, non solo
nazionale, per visitare i nostri luoghi, i nostri monumenti, il
nostro territorio, i nostri musei, le nostre tradizioni. Noi
dobbiamo lavorare, lavorare sodo e lavorare adesso per aumentare la
visibilità e migliorare l'accoglienza. Non dobbiamo ubriacarci dell'entusiasmo
del momento; dobbiamo iniziare, ripeto, subito, per costruire il
nostro futuro.»
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A Militello aumenterà la scarsa ricettività alberghiera?
«Già
qualcosa è sul piatto con il progetto della Provincia per
trasformare la nostra vecchia stazione ferroviaria in ostello, ma
esistono anche progetti per le cosiddette case albergo. Essere
entrati nel novero dei beni dell'umanità non dovrà essere un'occasione
persa per le imprese che operano nel settore turistico e nel
terziario; l'offerta è appetitosa. Sogno ed immagino un gruppo, una
società, una cooperativa di militellesi che accetti questa sfida. I
nostri giovani devono rendersi conto dell'opportunità che ci è
stata data e che abbiamo voluto.
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Quando si è avuta la "sensazione" che Militello era ormai un Bene
dell'umanità?
«Preciso
che in primis la nostra città non era inserita nel gruppo degli
otto. È stata una battaglia, una dura battaglia che ha visto in "prima
linea" l'Amministrazione comunale, professionisti, studiosi, persone
comuni che con testardaggine hanno fatto scoprire il tesoro che
possiede la nostra città quale parte integrante del Val di Noto.
Quando
abbiamo capito che insieme rappresentavamo una forza, coordinati
dalla Sovrintendenza di Siracusa, dall'Assessorato regionale ai Beni
Culturali e, soprattutto, dal Ministero dei Beni Culturali, e quando
l'UNESCO ci ha fatto capire, dandoci, nella prima valutazione, nette
indicazioni… allora in quel momento ho avuto la sensazione che la
nostra battaglia era vinta!»
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Chi ringrazierebbe per questo riconoscimento?
«Ovviamente
l'UNESCO, con un ringraziamento particolare al suo commissario, il
maltese dott. Roy Bondin, i funzionari ed il sottosegretario del
Ministero dei Beni Culturali, senza tralasciare chi a livello locale
si rimboccato le maniche per questo riconoscimento internazionale.
Chi
ha lavorato, ha lavorato sodo e lo sa. Il ringraziamento più grande
viene da loro stessi e dall'UNESCO che ha riconosciuto Militello, ma
anche Catania, Caltagirone, Ragusa Ibla, Noto, Modica, Scicli e
Palazzolo Acreide, quali "patrimonio mondiale" dell'UNESCO.»
L'intervista
a PIPPO BAUDO
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Avvocato Baudo, Militello e le altre Sette Città avranno più
"visibilità" o tutto rimarrà come prima?
«Sicuramente
nulla non sarà come prima. Essere riconosciuti dall'UNESCO è un
buon punto di partenza. In questo Terzo Millennio vi è un'arma
molto importante e divulgativa: tramite internet aumenterà
sicuramente la diffusione della mappa dei luoghi protetti
dall'UNESCO e questo contribuirà a diffondere tali siti.
La Sicilia
può vantare il privilegio di avere queste otto città, fiore
all'occhiello di un territorio ricco di cultura, tradizioni ed arte
e quindi l'opportunità che abbiamo è un biglietto da visita non
indifferente.»
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Lei crede che l'UNESCO possa dare una valenza "vera" ai
luoghi scelti o questi sono un'elite culturale di pochi?
«Forse
una volta i beni culturali, monumentali e architettonici erano per
un gruppo ristretto di "intenditori". Oggi più che mai si
sta affermando il connubio "Beni monumentali" uguale
"Beni popolari", cioè di totale fruizione turistica
ancorché intellettuale.
In
questo momento ho davanti agli occhi l'immagine di un turismo
orientale di massa che, guide alla mano, è alla ricerca
dell'approfondimento e, se il luogo è "segnalato"
dall'UNESCO... allora ecco quel "quid" in più. Confido,
per questo, molto nella Sicilia e nel suo patrimonio. D'altronde la
Sicilia, come del resto l'Italia, è ricca di palazzi, monumenti,
siti archeologici e naturalistici che non si possono esportare! Il
turista, lo studioso, il curioso, devono per forza poterli toccare
con mano.»
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È stato informato da qualcuno di questo evento, o ha appreso la
notizia dai mezzi di informazione?
«La
bellissima notizia mi è stata data, immediatamente dopo la delibera
della Commissione UNESCO, da una persona che stimo
moltissimo e a cui mi lega una sincera e lunga amicizia: il nostro
Sindaco Antonio Lo Presti, che anzi ringrazio per la gentilezza che
ha avuto nell'avvisarmi davvero così tempestivamente.»
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Qual è stato il suo primo pensiero?
«Io
ho sempre detto e sostenuto di ritenermi fortunato ed orgoglioso di
essere nato in un posto così stupendo come la nostra Militello. Il
riconoscimento internazionale che ci è stato dato assieme alle
altre sette città, è paragonabile ad una medaglia da portare non
tanto sulla giacca, quanto nel nostro cuore.»
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Ora, oltre a dire nei suoi programmi televisivi che lei è di
Militello, sottolineerà anche "patrimonio dell'umanità"?
«Se
dovessi dire, come spesso succede, che sono di Militello...
indubbiamente!»
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È fattibile, secondo lei, un programma televisivo di
intrattenimento serale sui beni dell'UNESCO in Italia? Un programma
trasmesso, ad esempio, dalle Cinque Terre in Liguria piuttosto che
dal centro storico di Firenze o, perché no, da Militello stesso?
«Certamente
ed avrebbe, se strutturato bene, anche una buona
"vendibilità" in termini e di "audience" e di
vendita di spazi pubblicitari. Un programma del genere dovrebbe
essere "sponsorizzato" anche dal Ministero dei Beni
Culturali che ha tutto l'interesse a "mappare" i luoghi di
maggiore rilevanza e a divulgare i beni che abbiamo in Italia.
Sarebbe una mossa sbagliata non farlo.»
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