Disponibile, schietto, efficace: Piero Maccarrone mostra apertamente, in una
nostra intervista, il "termometro" della pallavolo
femminile, parlando del nuovo ruolo di collaboratore, in supporto al
coach ufficiale Luca Pieragnoli, nella Nazionale. Lo abbiamo
incontrato a Militello in Val di Catania, al Palazzetto dello Sport
di viale Regina Margherita, nel corso del torneo internazionale
pre-juniores "Quattro Nazioni - Trofeo arance rosse"
organizzato dalla Federazione Italiana Pallavolo, dalla Provincia
regionale di Catania, in collaborazione con i Comuni e le società
volleistiche di Catania, San Giovanni La Punta e Militello in Val di
Catania.
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Buonasera mister… Che effetto le fa il ruolo tecnico in tricolore?
«Si
tratta di un'esperienza davvero esaltante. L'effetto è notevole:
non capita tutti i giorni essere chiamato nei ranghi tecnici delle
giovani azzurre. Comunque, anche lo scorso anno, per quattro mesi,
ho svolto la stessa attività. Adesso occorre forgiare un nuovo
gruppo, in attesa degli Europei e dei Mondiali del prossimo anno».
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Finalmente è tempo di pallavolo internazionale anche in
provincia…
«A
Catania, nei palazzetti e nelle spiagge, un'autentica orgia di
volley è stata consumata. La Fipav ha capito che occorre decentrare
nei centri minori, soprattutto nel periodo estivo, le manifestazioni
di respiro europeo. Le risposte del pubblico di Militello, in un'ambiente
sensibile alla pallavolo femminile, sono state eccellenti».
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Perché si rischia di assistere alla scomparsa della grande
pallavolo?
«A
Catania si ripartirà dalla B1 femminile nei prossimi mesi.
Purtroppo, però, sono scomparse alcune gloriose realtà, come il
Caltagirone. I motivi sono tanti: le colpe dovrebbero essere divise
tra tanti soggetti, che a vario titolo, nell'ultimo decennio, hanno
agito nell'ambito del movimento volleistico».
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Responsabilità, incapacità, fallimenti: quali sono le principali
cause?
«C'è
stato un periodo d'oro, in cui i flussi di denaro, o gli
investimenti diretti, erano piuttosto consistenti. Adesso lo sport,
compresa la pallavolo, vive una fase di crisi. I Comuni hanno i loro
problemi economici e non possono nemmeno garantire l'essenziale.
Certe sopravvivenze, ad ogni livello sportivo, sono ormai a rischio».
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A Militello sembra essere finita l'epoca d'oro della pallavolo…
«La
locale società ha perso la B2 dopo aver rinunciato alla B1… In
pochissimi anni, però, rialzare la testa è possibile. Occorrono
sacrifici, ma non servono soltanto imprenditori, sponsor e supporti.
Ci vuole anche abnegazione e spirito di sacrificio, pensando al
lavoro concreto nei palazzetti e alla formazione del movimento».
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In sintesi… Basta la propaganda del volley in Sicilia per non
morire?
«Bisogna
pensare alle scuole, coinvolgendo i giovani, creando i vivai e
curando i settori giovanili. Certi presidenti dovrebbe occuparsi
meno delle prime squadre, scommettendo sulla valorizzazione delle
nuove leve. L'inversione di tendenza non è impossibile. Come al
Nord, al Sud ci vuole managerialità sul fronte sportivo».