Figlio di Antonio Scirè ed Anna Maria Pernice, abbracciò lo stato ecclesiastico. Fu autore di poesie satiriche, dove l'arguzia fece tutt'uno con la passione di parte. Ebbe molta eco, infatti, un suo componimento dove i coevi personaggi militellesi vennero, ad uno ad uno, impietosamente caricaturizzati e ad un altro poemetto, in ottave siciliane, dette il titolo inequivocabile di La perfidia mariana.

Scrisse pure una farsa, Calcagnu e calcagneddu, recitandola personalmente con gran divertimento del pubblico e grande ira del Vescovo, che non trovò l'accaduto compatibile con la dignità di un sacerdote e quindi lo sospese dal celebrar messa. Scirè, però, presentatosi al suo superiore, riuscì a divertirlo tanto da farsi dare una dispensa speciale. L'opera pittorica dello Scirè, pur corretta nel disegno e nella stesura dei colori, non superò il limite della mera testimonianza di un suo interesse per questa espressione d'arte. Lasciò un San Pasquale e San Gaetano in Santa Maria della Stella, una Addolorata in San Nicolò, un Sant'Antonino in San Francesco d'Assisi, un San Rocco in San Sebastiano, una Deposizione dalla Croce nella Chiesa del Calvario.

Fu autore (anche se, purtroppo, non ne resta traccia) di una Via Crucis affrescata nelle edicole lungo la strada del Calvario.

Nell'architettura, invece, il suo estro gli permise di raggiungere ottimi ed originali risultati, soprattutto nella Chiesa del Santissimo Sacramento al Circolo, che nella facciata "rientrante" di derivazione borrominiana propone un gioco di linee dinamicissime ed ascensionali. Disegnò pure l'ultimo ordine del prospetto della Chiesa di San Benedetto ed il prospetto della Chiesa di Sant'Anna a Palermo. La Chiesa del Calvario, invece, come ha dimostrato il professor Giuseppe Pagnano, è di Francesco Battaglia e non dello Scirè, come comunemente si era creduto.

(A cura di S.P. Garufi)

 

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