Era
signore di Militello, dal 5 agosto del 1500, Giovanni Battista Barresi,
figlio di Antonio Pietro Barresi e marito in seconde nozze di Donna
Aldonza, unica figlia del Marchese Porzio Santapau di Licodia. Dovendo recarsi in Spagna presso la corona, don Giovanni Battista
Barresi affidò al proprio segretario e tesoriere, un certo Caruso, il
compito di versare periodicamente una certa somma di denaro a due suoi
fratelli, don Nicolò e don Luigi Barresi, che durante un precedente
viaggio del loro signore avevano ecceduto nelle spese.
Partito
don Giovanni, Donna Aldonza trascorreva il suo tempo organizzando feste e
balli nel castello ai quali non partecipavano uomini se non, come
servitore di casa, il Caruso, tanto abile nella danza da meritare il
soprannome di "Bellopiede".
Avvenne
che, avendo i due Barresi, don Nicolò e don Luigi, speso più di quanto
stabilito dal loro fratello, richiedessero altro denaro al segretario e
alla stessa Donna Aldonza. Non avendo ricevuto nulla da entrambi i due
ordirono una terribile vendetta nei confronti della cognata e del
tesoriere. Saputo che Giovanni Battista, tornato dalla Spagna, si era
fermato per affari a Palermo, gli mandarono una lettera nella quale
accusavano Donna Aldonza di intendersela con il giovane segretario. Don
Barresi, letto il messaggio, si mise in viaggio per Militello.
Arrivato
a Palagonia vi trovò il Caruso che avendo saputo del ritorno del proprio
signore aveva organizzato un corteo di accoglienza formato da nobili e
gentiluomini. Preso da parte il segretario, lo fece torturare per tutta la
notte affinché riconoscesse il suo delitto. Non avendo ricevuto alcuna
confessione l'indomani don Giovanni fece condurre il Caruso a Militello,
lo sottopose ad altre torture e quindi portatolo sulla torre occidentale
del castello, di fronte al continuo negare del giovane, lo
fece scaraventare giù. Non ancora soddisfatto, visto che il segretario
non era ancora morto, lo fece legare sopra una tavola che, trainata da un
cavallo, fu trascinata per le strade del paese fino alla casa della madre
del Caruso che, obbligata a cantare al suono di un tamburello di fronte al
figlio ormai morto, pronunciò i terribili versi:
Autu
signuri cu ssa biunna testa
mi
fai cantari cu 'na dogghia 'ncori
ma
a ogni Santu veni la sò festa
e
a tia, signuri, viniri ti voli |
Alto
signore dal biondo capo
cantar
mi fai con dolore nel cuore
ma
ad ogni Santo arriva la sua festa
e
a te signore dovrà pur arrivare |
Scesa
la sera, don Barresi, avendo ordinato che nessuno uscisse da casa e che
tutti i lumi del paese rimanessero spenti, strangolò la povera Donna
Aldonza nei pressi della cisterna sotto la torre del castello e quindi la
fece seppellire presso Santa Maria la Stella.
Provvedimenti
furono presi anche nei confronti dei fratelli del Caruso, esiliati da
Militello, e nei confronti degli stessi don Nicolò e don Luigi, rei agli
occhi del gelosissimo fratello di non essere intervenuti tempestivamente
nello scoprire e punire la tresca.
Nonostante
tutte le precauzioni prese da Giovanni Battista Barresi, la notizia del
terribile delitto si diffuse in tutta la Sicilia innescando una spirale di
violenze e vendette di cui furono protagonisti il padre e il fratelli di
Aldonza Santapau.
Questi
ultimi presero contatto con uno dei fratelli del Caruso, Matteo, (l'unico
a non essere stato esiliato da don Barresi) il quale suggerì loro di
tendere un agguato all'uxoricida quando questi si fosse recato a Messa
presso la chiesa di S. Antonio Abate. Pentitosi, Matteo rivelò il piano
al Barresi (e ne fu ricompensato), ma la vendetta dei Santapau non tardò
e qualche tempo dopo, mentre viaggiava al seguito del vicerè di Sicilia,
don Barresi venne raggiunto dai cognati presso Castrogiovanni (Enna) ed
ucciso. La sua testa fu portata al castello
di Licodia dove il vecchio padre di Aldonza la collocò sulla tavola
da pranzo per assaporare la vendetta durante i pasti.
Se
questa è la leggenda narrata da poeti e letterati come Pietro
Carrera, il Portoghese, D'Ondes Reggio, Caruso, Majorana, la scoperta
di alcuni documenti all'Archivio di Stato di Palermo ha dimostrato gli
aspetti favolistici di questo racconto.
Innanzitutto
il marito di Aldonza (la sua morte risalirebbe alla notte del 26 agosto
del 1473) e protagonista della vicenda sembra essere Antonio Pietro
Barresi, il padre di Giovan Battista, che per punire la moglie si servì
di due servitori. Il barone, inoltre, non fu mai colpito dalla vendetta
dei Santapau, ma condannato in esilio sull'isola di Malta, dopo due anni,
pagata un'ammenda di 500 onze d'oro al Governo aragonese, rientrò con
tutti i diritti nei propri feudi. Risulta vero, invece, che uno dei
fratelli calunniatori, Nicolò (o Cola) Barresi fu ucciso in un agguato
presso Lentini da uno dei fratelli di Aldonza, poi perdonato per grazia
del sovrano.
(A
cura di S. Barresi)
Bibliografia:
G. Maiorana, Le cronache inedite di Filippo Caruso, in
"Archivio storico per la Sicilia Orientale" 1916;
N.
Musumeci, Il castello di donna Aldonza, in "La
Sicilia" 28 luglio 1979.
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