Stupì
la sua precocità: a 12 anni conseguì la maturità, a 16 si laureò in Legge a
Roma, a 19 patrocinò la sua prima causa civile in Cassazione, a 27 fu
prosindaco di Catania (e vi riordinò le dissestate finanze), a 32 fu eletto
alla Camera per il Partito Liberale, a 37 presentò la sua relazione alla legge
per la municipalizzazione dei pubblici servizi, che fu tradotta in francese,
inglese e tedesco. Fu deputato per quattro legislature, dal 1897 alla morte. Con
Giolitti fu dapprima sottosegretario alle Finanze e, dal 25 novembre 1904 al 24
dicembre 1905, ministro delle Finanze. Tornò ministro con il terzo governo
Giolitti: interim alle Finanze (dal 24 marzo al 18 aprile 1907) e titolare al
Tesoro (dal 29 maggio 1906 al 17 maggio 1907) quando si dimise, ammalato,
alternando periodi di permanenza nella capitale ed altri nella sua città.
A
Catania ricoprì numerose cariche amministrative, fu presidente del
Consiglio Provinciale di Siracusa e, nel 1893, consigliere comunale di Militello
in Val di Catania.
Fu
un bell'oratore, elegante e concreto, austero di costumi, patriota e scrittore.
Lasciò alcuni libri, fra i quali uno, il più maturo, Il sistema dello
Stato giuridico, 1889, ed un'altro, L'arte di parlare in pubblico,
affascinante per l'acutezza delle osservazioni e dei suggerimenti. Altre sue
opere sono: Del Parlamentarismo: mali, cause, rimedi, 1885; Teoria
costituzionale delle entrate e delle spese dello Stato, 1886; Del
principio sovrano della costituzione negli Stati, 1886; Teoria
sociologica della costituzione politica, 1894.
(Da
"Enciclopedia di Catania", Tringale Editore, Vol, 2, pagg. 459-460
e "Giuseppe Majorana. Il Grand Tour. Lettere alla famiglia", Sellerio
Editore, 2000)
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