Nacque
il 12 maggio da Francesco Caruso e da Laura Jacobelli. La sua famiglia era fra le prime di Militello, avendo parentela
con gli antichi signori della città (il suo bisavolo, Matteo, aveva sposato Leonora Barresi, figlia naturale del
marchese di Militello, Giovan Battista). Fu tra i paggi d'onore di don Francesco Branciforti, traendo gran profitto
intellettuale, oltre che sociale, da questa confidenza col principe, poiché se ne dichiarò discepolo nello studio
della filosofia e della matematica.
Nel
1639 lo troviamo segreto baronale di donna Margherita d'Austria e di don Federico Colonna. Ebbe quattro mogli che gli
diedero numerosa figliolanza. Dei suoi discendenti troviamo notizie fino al settecento, quando morirono gli ultimi
rappresentanti della famiglia, il Barone della Sanzà e di Rossitto ed il frate domenicano Giovan Tommaso Caruso, che
lasciò tutti i suoi beni al convento. Lasciò alcuni manoscritti sulla storia delle famiglie Barresi, Branciforti e
Santapau, che ancora oggi costituiscono la principale fonte di storia patria antica. Eccone i titoli: 1) Breve
relazione della tre famiglie di Barrese, Santapau, e Branciforti annodate in un nodo indissolubile in Sicilia fatta da
D. Filippo Caruso di Francesco della Terra di Militello V. di N.; 2) Historia geneologica delle tre
famiglie di Barresi Santapau, e Branciforti annodate in un nodo indissolubile in Sicilia di D. Filippo Caruso della città
di Militello V. di N. dedicata all'Eccellenza Illustrissima del signor D. Giuseppe Branciforti Principe di Butera,
Marchese di detta città, anno 1658; 3) Quinterno di cose memorabili. Fu, inoltre, autore di
discorsi di argomento sacro e di panegirici, alcuni dei quali vennero inseriti nei manoscritti citati.
Dalla
scrittura del Caruso traspare una sincera ed ingenua adesione agli ideali nobiliari, per cui le sue migliori qualità,
più che nello spirito critico, le troviamo nelle descrizioni minuziose e vivide e nella freschezza delle espressioni
dialettali, che rendono simpaticamente improbabile il suo italiano.
(A
cura di S.P. Garufi)
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