Studiò a Palermo, prima al Liceo Artistico e poi all'Accademia di Belle Arti, per cui si formò nell'ambito della pittura del Lojacono e del Basile, molto rigorosa e realistica nella ricostruzione dei volumi e pervasa dallo spirito documentaristico del naturalismo. Nel 1927 si trasferì a Catania, esponendo poi in diverse mostre organizzate dal Circolo Artistico e da altri enti. Fu maestro nella pittura e nell'affresco, lasciando ottimi saggi d'arte in collezioni private ed in numerosi edifici religiosi, quali la Chiesa Madre di Carlentini, la Cappella del Seminario Arcivescovile di Siracusa, la Chiesa Madre di Nicolosi, la Cappella Funeraria del Barone Penna di Scicli, la Chiesa Madre di Misterbianco, la Chiesa dei Salesiani di San Gregorio, la Chiesa Madre di Belpasso, le Chiese catanesi di San Filippo Neri, di San Biagio, di Maria SS. Bambina a Ognina e di Santa Lucia a Ognina, le chiese messinesi di Santa Maria di Gesù  e del SS. Salvatore.

A Militello restano suoi affreschi in San Nicolò e in Santa Maria della Stella, oltre che in qualche casa privata. Moltissime, inoltre, sono le tele ed i disegni presenti nelle collezioni private.

A 16 anni, con l'ausilio di una borsa di studio elargitagli dal Comune di Militello, si è iscritto al Liceo artistico di Palermo, dove ha conseguito il diploma per l'insegnamento del disegno. Successivamente ha frequentato l'Accademia delle Belle Arti, sotto la guida di Francesco Lojacono (1838-1915), riuscendo, tra il 1913 al 1916, ad esporre alcune sue opere in diverse mostre. Alla fine del ciclo scolastico ha ottenuto il diploma in pittura, alcune borse di studio e premi d'istruzione. Il 24 maggio 1923 ha realizzato una grande fototeca con i caduti della guerra commissionata dall'Associazione Combattenti di Militello. Nel 1927 si è trasferito a Catania dove ha esposto i suoi lavori presso il "Circolo Artistico" ed in alcune Mostre Sindacali, oltre alla "I Mostra d'Arte" di Linguaglossa nel 1955. Giuseppe Barone è morto a Catania il 3 gennaio 1956, all'età di 68 anni, esattamente il giorno prima dell'inaugurazione di una sua personale dal titolo "Retrospettiva di Giuseppe Barone", realizzata nel "Circolo Artisti".

Il 24 aprile del 1958 l'amministrazione comunale, alla presenza del ministro Mario Scelba, ha eretto un busto in sua memoria presso la Villa Comunale, nella Rotonda degli artisti. Profondo conoscitore della tecnica dell'affresco il Barone ha avuto una non comune abilità realizzativa, che gli è valsa l'elargizione di innumerevoli commissioni in molte chiese di Sicilia. Le opere di più antica datazione che ci restano di questo grande artista militellese posero l'attenzione sulla figura umana e sulle classi umili. Sono soprattutto disegni, come dimostrano il Contadinello del 1909, una Piccola cucitrice sempre del 1909 ed una Ostessa del 1912. Successivamente Barone sembrò far riferimento ad un'amorosa capacità di rivisitazione del passato. Nacque così la Copia del San Carlo Borromeo di Filippo Paladini, un disegno a matita oggi nel "Museo d'Arte Sacra San Nicolò" a Militello. Dal 1912 fino al 1914 però non c'è traccia di altra committenza pubblica. Sono comunque, quelli che vanno fino al 1916 gli anni in cui l'artista si fece conoscere, soprattutto a Palermo, dove espose in diverse occasioni. Prevalevano i quadri di piccola dimensione. Del 1912 sono un Viso di giovane donna, un Ragazze in chiesa ed un disegno, Monelli. Del 1913 il disegno Bimba e del 1914 l'olio Donne con scialle. Nel 1915 Barone dipinse alcuni piccoli gioielli come Piccola lavoratrice, Piccola suonatrice e Vecchio marinaio.

Finalmente arrivarono i grandi lavori. Ne resta testimonianza in un bozzetto per affresco, Natività, e nell'affresco con lo stesso titolo che si trova nella Chiesa Madre di Carlentini. A Militello, poi, per la Chiesa di San Nicolò cominciò a dipingere il Ciclo di San Gerardo: Il miracolo di San Gerardo, L'ascensione di San Gerardo, La comunione di San Gerardo e La morte di San Gerardo. Probabilmente non mancarono neppure gli ordinativi di ritratti ufficiali, se in quel periodo possiamo collocare l'olio Ritratto della signora Zuccalà ed il Ritratto dell'arciprete Rivela. Il lavoro del pittore, in ogni caso, si svolse prevalentemente nella sua città, come testimoniano le opere datate che ci sono pervenute, tutte destinate a restare nella Chiesa Madre e nelle abitazioni private di Militello. Così, sono datati 1916 un disegno, Studio di fanciullo, un cartone per affresco, un altro Studio di fanciullo, ed un olio su tela raffigurante due Putti. A seguire si possono citare due lavori del 1920, La nonna e (forse) Testa; ed uno del 1921, Angeli in Gloria.

Il 7 ottobre del 1923 nacque a Militello la prima figlia di Giuseppe Barone e probabilmente fu lei che gli ispirò il tenero disegno, Bimba dormiente. E finalmente si ebbe il trionfo della committenza pubblica con la serie di ritratti raffiguranti: Francesco Laganà Campisi, Pietro Carrera, Vincenzo Natale, Salvatore Majorana Calatabiano, Angelo Majorana Calatabiano e Giuseppe Musumeci Ristagno. Datato 1924, così, resta soltanto una piccola opera, Mia madre. Ma, per la riuscita professionale di Barone l'anno più importante del periodo giovanile risultò essere il 1925, quando ricevette l'incarico di affrescare la Cappella del Seminario di Siracusa. Splendidi particolari di tale lavoro furono San Matteo, Elia riceve il pane dal corvo e Mosè. Nel 1926 egli dipinse un Case e paesaggio, raffigurante il quartiere Bottazza di Militello, l'acquerello Mietitura e l'olio Paesaggio di Militello.

Probabilmente proprio nel contraddittorio e fecondo crogiolo del novecentismo va inquadrato il primo periodo catanese di Giuseppe Barone. Dopo le antiche rappresentazioni veriste ci fu un evidente gusto per le sinuosità delle linee, che rimanda a quella idealizzazione della materia e, nel caso di figure femminili, alla chiara sensualità. Fra l'altro ci resta inconfutabile testimonianza di tale rimando culturale già nel 1927, con l'opera Primavera, che si lega concretamente alla Decorazione con figure ed a Diana con i compagni e Paesaggio campestre, eseguite nel 1930 per un locale privato. Di non minore interesse appare la figurazione ispirata al privato dell'artista: due disegni dedicati alla moglie ed uno, probabilmente, alla figlia. Di straordinaria intensità poetica, inoltre, sono gli oli Ragazza al balcone, Strada di Militello, Sottoscala e poi, nel 1930, Ciaramiddaru; nel 1931 Testina di Bimba, Bimba dormiente, Mattino e Marina.

Si può far risalire agli anni trenta la definitiva scelta d'arte di Giuseppe Barone. Egli, infatti, divenne maestro nell'affresco e nella pittura monumentale, lasciandone ottimi saggi soprattutto negli edifici religiosi. Dal 1930 al 1934 dipinse per la Chiesa Madre di Nicolosi gli affreschi Sant'Antonio e La Pentecoste, oltre al Cardinale Dusmet fra il popolo dopo la lava, L'orazione dell'orto e Deposizione.

Con ciò possono pure spiegarsi esiti monumentalistici anche in edifici civili, come il grande pennello, raffigurante Il duce a cavallo, dipinto nel 1933 per il Palazzo della Borsa in occasione della venuta di Benito Mussolini a Catania. Così, volendo ripercorrere i grandi lavori eseguiti da Giuseppe Barone fino a tutto il 1941, dopo una veloce citazione di Paesaggio etneo n° 1 del 1935 e Mucca nera del 1937, possiamo individuare nel 1934 (?) La pietà, cartone per affresco; sempre nel 1934 un'altra Pietà per la cappella funeraria del barone Penna a Scicli; nel 1935 l'affresco I due Evangelisti Luca e Giovanni per l'abside della Chiesa Madre di Misterbianco e sempre per la stessa chiesa, tra il 1935 ed il 1937, l'affresco della Annunciazione per la cappella della Madonna, il trittico della volta della navata centrale che raffigura l'Assunzione, Sant'Antonino Abate e San Rocco, una pala Madonna degli ammalati dipinta su legno per il terzo altare della navata di destra ed un Ritratto di Padre Giuseppe. Nel 1936 l'Annunciazione, olio per la Chiesa Madre di Misterbianco, Cappella della Madonna, nel 1937 Otto figure Sacre per la chiesa dei salesiani di San Gregorio, affreschi per la chiesa di San Filippo Neri di Catania. Nel 1938 l'affresco Il martirio di Sant'Agata per la chiesa di San Biagio di Catania e gli oli Santa Elisabetta e Madonna per la chiesa di Santa Maria di Gesù dei frati minori di Messina. Nel 1939 la tempera Beata Maria Mazzarello e la pala d'altare Sacro Cuore per la chiesa del Santissimo Salvatore di Messina; nel 1940 Ragazza n° 1, nel 1941 le tele La Madonna della Guardia e La lava che minacciò Borrello nel 1910 per la Chiesa Madre di Borrello, frazione di Misterbianco.

È probabile che per Barone il 1943 rappresentò un nuovo modo di concepire il suo operato artistico. Certamente continuò ad affrescare volte e pareti di chiese parrocchiali secondo l'ispirazione monumentalistica di sempre ma a latere, come vedremo, non mancarono espressioni private: paesaggi e scene intime, dove si stendono certe velature di tristezza simili a quella della metafisica di Giorgio Moranti. Come punto di svolta potrebbe essere assunto un disegno di quell'anno, Cavallo morto, dove la raffigurazione della povera carcassa diventa sconsolata denuncia del male della violenza. Chiarito questo diventa agevole seguire il filo logico dell'ultima produzione di Giuseppe Barone. Così, nel 1943 ci fu una decorazione ad olio per la chiesa del quartiere Picanello a Catania, Militello n° 3, Militello n° 4, Campagna di Militello.

Nel 1944 dipinse Ragazza n° 2 (disegno), gli affreschi nella volta e la pala d'altare per la chiesa della Santissima Bambina di Catania. Nel 1945 i tre grandi affreschi nella volta per la chiesa di Santa Maria della Stella di Militello, l'Annunciazione (cartone per affresco) destinata alla volta di Santa Maria della Stella di Militello, l'Incoronazione della Vergine (bozzetto preparatorio), Fuga in Egitto (bozzetto preparatorio), Le tre doti di San Nicolò (bozzetto preparatorio), San Nicola (cartone per affresco), la Vergine annunziata (cartone per affresco), San Giovanni Evangelista (cartone per affresco destinato alla cupola di Santa Maria della Stella di Militello), il Discorso della Montagna (che non fu mai realizzato) e Apoteosi (bozzetti preparatori dipinti su due facce).

Finita la guerra, nel 1946/1947 Barone realizzò: San Giovanni Bosco consegna la regola a Maria Mazzarello, olio, pala d'altare, per la chiesa monumentale di San Paolo di Palermo; e tra il 1946 ed il 1947 l'acquerello monocromo raffigurante Santa Maria La Vetere. Nel 1947 ci furono San Nicolò (bozzetto preparatorio), Mosè e figure (cartone per affresco), Padre Eterno (cartone per affresco), l'olio su tela Franca. Nel 1947/48 gli affreschi Le tre doti, Storia di San Nicolò e Apoteosi del Santissimo Salvatore, quest'ultimo dall'enorme lunghezza di dieci metri, per la Chiesa Madre del Santissimo Salvatore di Militello. Nel 1948 Angeli, cartone per affresco, affreschi nella volta della Chiesa Madre di Belpasso, le tele per la cappella di Santa Lucia della Chiesa Madre di Belpasso, Casetta, olio su tavola, e forse Maria Grazia, Natura Morta n° 1, La casa rosa. Nel 1949 realizzò Santa Lucia, cartone per affresco per l'omonima chiesa di Ognina.

Nel 1950 arrivarono due affreschi nel transetto (Catania, quartiere di Ognina, chiesa di Santa Lucia), Militello n° 5 (olio su tela), Mucche (olio su tela), Mucca sdraiata (olio su tela), Natura Morta n° 2 (olio su tela) Margherita (olio su cartone), Natura morta n° 3 (olio su tavola). Nel 1951 Trasfigurazione o Gloria in cielo (bozzetto preparatorio). Nel 1952 Il reduce (olio su tavola), Ritratto (olio su cartone), Nella (olio su tela), Autoritratto (olio su masonite), Fiori e tavolozza (olio su cartone), Papaveri (olio su tela), Anemoni (olio su tela). Nel 1953 Luciana (olio su masonite). Nel 1954 Lettura (ritratto della moglie mentre legge sdraiata sul letto). Nel 1955 Autoritratto (disegno) ed Autoritratto (olio su masonite), Paesaggio etneo n° 2 (olio su masonite), Paesaggio etneo n° 3 (olio su masonite), Paesaggio etneo n° 4 (olio su masonite), Paesaggio etneo n° 5 (olio su masonite), Chiesa del Borgo (olio su tela), Zafferana (olio su masonite), Carmela (olio su masonite) e Ritratto di ragazza (olio). Alcune sue opere sono esposte all'interno del Museo Civico "Sebastiano Guzzone" di Militello.

(A cura di S.P. Garufi)

 

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