(la vera storia della questione religiosa di Mortarello)

di Nicolino Stellario

VII

(sabato 8 luglio 2006)

Naturalmente i due comitati se la legarono al dito, anzi al… rito.

Era giunto il momento di darsi un nuovo assetto, in barba ad organismi sulla cui cosiddetta irreprensibilità spiccava come un sigillo immarcescibile la macchia della corruzione (la questione hostess aveva avuto il suo peso). Come già era accaduto in passato, le due chiese, pur nelle loro inscindibili divisioni, non si peritarono di copiarsi a vicenda. Alle istanze dei devoti, relative ad una riorganizzazione più marcatamente manageriale della gestione parrocchiale, si rispose con la costituzione di un vero e proprio direttivo composto dai cosiddetti sette savi, ai quali vennero affidate specifiche competenze relative al culto ed ai festeggiamenti.

Sia nella chiesa di San Nicolò che in quella di Santa Maria alle cariche fu dato un nome fittizio, un attributo altamente onorifico che qualificava i personaggi più autorevoli dei rispettivi comitati. Le cariche erano le seguenti: Bòmbolo (fuochi pirotecnici), Bòtolo (rapporti con le istituzioni locali), Frònzolo (spettacoli e manifestazioni ricreative), Mèstolo (verità storiche e comunicazione), Mùscolo (contatti con il comitato rivale), Obolo (raccolta fondi), Tòrsolo (fede e funzioni).

Inutile dire del prestigio che tali cariche, divenute ambitissime, attribuivano agli eletti. La più ambita in assoluto era quella di Bòmbolo, e non certo perché dovesse essere destinata a qualcuno di aspetto particolarmente pingue, ma perché doveva essere conferita a quell’individuo capace di garantire la messa in opera delle più spettacolari e fracassone bocche da fuoco in occasione dei festeggiamenti patronali. Alle cariche, cosiddette ufficiali, se ne potevano affiancare altre, che potremmo definire di riserva (o sottocariche), da attribuire per particolari contingenze, per cui, ai sette savi si affiancavano altre importanti figure, come Stimolo (idee e progettazioni), Calcolo (contributi straordinari), Luppolo (inaugurazioni e rinfreschi). Nonostante ciò (o proprio a causa di ciò) le lotte proseguirono senza soluzione di continuità. Un altro motivo di scontro fu il titolo da concedere al sacerdote che reggeva le rispettive chiese.

Dato che entrambi i gruppi di devoti consideravano la propria parrocchia come matrice, era fatale che anche i reggenti dovessero essere considerati alla stregua di arcipreti e non di semplici parroci.

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