(la vera storia della questione religiosa di Mortarello)

di Nicolino Stellario

XIII

(domenica 8 ottobre 2006)

In esso un certo Totino Mortarellensis (di cui non si conosce altro) si rivolge senza peli sulla lingua alla propria moglie, definendola spregiativamente “criata sì e non mugghieri, mariana babba e senza pinsèri”. È noto a questo proposito come i matrimoni “misti” fossero particolarmente densi di conflittualità, spesso esasperate, e l’esempio sopra riportato ne dà ampia prova. Anche qualche occasionale visitatore ha avuto il tempo di essere, per così dire, coinvolto nell’agone religioso locale. Fra essi il noto antropologo Bertoldino Disturbo? (dove il punto interrogativo non deve trarre in inganno essendo parte integrante del cognome), cui la malaccorta simpatia per il partito mariano suggerì all’ottuagenario canonico don Alfio Cacca di inviargli una missiva con 479 diversi epiteti, uno per ogni giorno di permanenza a Mortarello.

Come già detto, sul fronte opposto non era verosimile ipotizzare una rassegnata indolenza a cotanto spirito di iniziativa. In quattro e quattr’otto il Comitato dei Savi mariani riuscì a dare un’adeguata risposta ai rivali. Esisteva una grotta, abitata per lungo tempo da un buon uomo morto in odore di santità, l’umile Serafino (“Pedofilo Sopraffino”, come lo aveva soprannominato il popolo). La grotta in questione però custodiva al suo interno una serie infinita di passaggi e di cunicoli, i quali adeguatamente ripuliti dagli affreschi “pompeiani” che ricoprivano le pareti e rinfrescati senza troppe spese potevano ben adattarsi ad ospitare un luogo di memorie. Fu così che nacque la Casa della insofferenza mariana, ideale punto di approdo di tutto il variegato mondo che faceva capo alla parrocchia di Santa Maria, nel quale custodire e tramandare ai posteri le ragioni della appartenenza alla patrona di Mortarello.

L’inaugurazione avvenne in pompa magna l’8 settembre 1943, con un comitato d’onore costituito dal gerarca Tommaso Annòi, dal feldmaresciallo Guenther Strunz (ciò per non irritare i rappresentanti dell’Asse, che oltretutto si erano appena separati non senza qualche risibile strascico), dal cardinale Benedetto Aggraziato dei Marchesi di Santo Canestro, dell’ennesimo sindaco appartenente ai Marijuana Cucuzzaro (stavolta si trattava di Gerolamo, del ramo mariano della famiglia).

Il parroco, don Salvatore Contumelia, ebbe il suo bel daffare nel trattenere l’entusiasmo degli intervenuti, i quali fecero a cazzotti per accaparrarsi la medaglietta-ricordo con l’immagine della Madonna che dà un buffettino sulle guance del divin figliolo.

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