(la vera storia della questione religiosa di Mortarello)

di Nicolino Stellario

XVI

(sabato 18 novembre 2006)

Fu l’arciprete in persona, don Carmelo Deboscia, poco meno che ottantenne, a denudarsi davanti alla statua del patrono, mostrandosi agli astanti in tutta la sua abominevole figura, e spiegando successivamente nella predica della funzione che, in quanto non mortarellese, non aveva mai provato tale esperienza, dando in questo modo una stoccata al comitato mariano che aveva speculato sulla vicenda della Frascatulara, nonostante essa fosse già passata in tenerissima età sotto le forche caudine della spugghiata mariana.

Adesso che il fondo era stato toccato non si poteva fare altro che risalire. La funzione fu egregiamente assolta da un modernissimo ascensore che fu installato nella cripta principale del Museo della Parolaccia. Alla fine del percorso era possibile ammirare l’ampio panorama di Mortarello, con la sua famosa baia e le navi alla fonda, mentre si stagliava lontano l’imponente costruzione del castello Fortebaldo-Peppinnappa sul quale, però, sventolava il vessillo mariano. Fu proprio per evitare tale inconveniente, che si rifletteva negativamente sulla produzione di cartoline, nelle quali spesso il soggetto era proprio il maniero locale, che i maggiorenti nicolini inventarono la celeberrima Sagra del Porcellino d’India e delle Vacche magre.

La proposta, incredibile ma vero, piacque anche ai rivali, soprattutto perché, grazie al solito intervento dei mestatori che controllavano il pubblico decurionato (sorta di consiglio comunale ante litteram), la manifestazione si sarebbe svolta nel quartiere mariano. I nicolini però riuscirono a far aggiudicare l’appalto di tutto l’apparato pubblicitario e promozionale, per un periodo di 250 anni, con opzione rinnovabile per altri 250, ad un loro rappresentante, l’esimio artigiano Totò Maisazio, che in men che non si dica, in virtù dell’ampia delega ricevuta, si preoccupò di foderare i torrioni del castello con delle gigantografie che oscuravano qualunque tipo di stendardo.

La prima edizione della sagra si svolse nel 1513, 14 e 15, dal venerdì al giovedì. Chiusura settimanale il lunedì. Nei giorni festivi si osservava il precetto. Per qualunque informazione chiamate ore pasti. Le cronache del tempo riferiscono che pioveva a dirotto, mentre i porcellini d’India scappavano da tutte le parti. Le vacche magre non c’erano ancora ma dall’andazzo della sagra era facile intuire che sarebbero arrivate molto presto.

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