Delle origini di Militello si hanno ipotesi discordanti: la si volle fondata dai Romani o dagli Arabi, mentre la ricerca archeologica rivela che il sito è stato abitato fin dall'età del Rame. I monumenti più antichi esistenti entro l'attuale abitato non vanno più indietro del secolo XIV ed allo stesso secolo può farsi risalire la parte più arcaica dell'impianto urbano: le frange dei quartieri di San Pietro, San Giovanni e Purgatorio ai piedi del castello. Abbo IV Barresi ottenne nel 1337 da Re Pietro II il privilegio di circondare di mura l'agglomerato urbano che si estendeva sulle pendici dominate dal castello verso i valloni di Lèmbasi e di Loddiero e risaliva sulle pendici opposte alle coste di Santa Barbara. Lo sviluppo del paese ha seguito sempre la direzione sud-nord, abbandonando progressivamente dette pendici scoscese e franose ed occupando l'altipiano sovrastante, mentre oggi dilaga verso il Piano Mole e le colline prossime alla ferrovia.

Del castello, per le demolizioni dei terremoti, per i rimaneggiamenti continui, per le mutilazioni e trasformazioni moderne, rimane ben poco, sufficiente però a far intuire la sua struttura quadrata con corte centrale, con torri cilindriche ai vertici ed un grosso torrione al centro del prospetto a ponente. Di tutto ciò resta, oltre a qualche brano di muratura antica e rare porte a sesto acuto all'interno, un torrione a sud-ovest accanto alla Porta della Terra, sistemata nelle forme attuali nel Seicento.

Di altre costruzioni del tempo dei Barresi, feudatari dall'inizio del secolo XIV al 1567, rimangono scarsi resti. Il vano quadrato coperto da crociera rialzata costolonata posto alla base del campanile di Santa Maria la Vetere, completato nel 1448, costituisce una delle più antiche testimonianze dell'architettura medievale a Militello e una delle poche fabbriche che ha resistito all'azione dei terremoti verificatisti nella regione negli ultimi secoli, tra i quali quelli del 1542, 1693 e 1908 sono stati i più distruttivi.

Ad Antonio Pietro (figlio di Blasco II Barresi, signore della Terra) si deve l'acquisto, nel 1487, della pala in ceramica di Andrea della Robbia con la Natività, che per cinque secoli ha suscitato l'ammirato stupore di abitanti e visitatori. Delle costruzioni promosse da Antonio Pietro resta poco: la Chiesa dell'Annunziata, poi dal 1613 dedicata a San Francesco di Paola, è stata interamente ricostruita dopo il terremoto del 1693; il protiro della Vetere si conserva, invece, per intero e dimostra la complessità delle componenti culturali operanti a Militello nell'ultimo ventennio del secolo XV.

Del secolo XVI rimangono poche testimonianze, poiché quasi tutte le opere che i documenti ci indicano come fabbriche di questo secolo furono travolte dal terremoto del 1693. Rimane la cappella presbiterale di Sant'Antonio di Padova che costituisce un "unicum" nel panorama dell'architettura siciliana di quel tempo.

Il Palazzo dei Leoni, in origine di proprietà della famiglia Renda, poi acquistato dai Tineo ed infine passato, per atto dotale, alla fine del Settecento ai Majorana, baroni della Nicchiara, presenta resti dell'assetto cinquecentesco nelle prime due elevazioni poste su basamento ad alto zoccolo. La principale caratteristica del palazzo è data dagli ampi cantonali bugnati, di cui quello di sinistra è originale, mentre l'altro si deve ad una reintegrazione dell'inizio Ottocento.

Secondo la tradizione, Militello venne fondata da alcuni soldati romani del console Marcello di ritorno dall'assedio di Siracusa, attratti dall'amenità del luogo. Così, il nome verrebbe da
"Militum tellus", cioè "Terra di soldati".

Altri ne propongono un'origine greca o ritengono che fosse un importante centro siculo dell'epoca di Ducezio.

Feudo dei Barresi dal XIV secolo, Militello passò, nella seconda metà del '500, sotto la signorìa del principe Francesco Branciforti con il quale vide l'inizio di un periodo di splendore che attraversò tutto il '600. Egli radunò, in una corte tra le più celebri della Sicilia, artisti, storici, giuristi e diede vita ad un progetto di ristrutturazione urbana all'avanguardia per i tempi.

Travolta dal terremoto del 1693, la città venne in parte ricostruita nell'arco di tutto il '700, fra incertezze e conflitti che diedero, tuttavia, un'alta qualità di risultati.

Dalle rare testimonianze medievali al fasto delle chiese e dei palazzi barocchi, dall'abilità dei suoi scalpellini alla vivacità del Liberty, Militello conserva tuttora i segni del suo passato glorioso.

Arma

D'azzurro, al guerriero romano di carnagione, vestito di porpora, armato di lorica e gambali d'argento, di calzari ed elmo, impugnante con la destra una lancia di legno al naturale in palo, con la sinistra uno scudo rotondo d'argento con buccio d'oro, fermo in maestà sulla terrazza erbosa di verde, segni esterni del Comune.

Gonfalone

Drappo partito di bianco e d'azzurro, caricato dell'arma comunale sormontata da corona turrita d'argento, circondata fin quasi a lambire la corona, da un ramo di alloro da un lato e di quercia dall'altro, rami trattenuti in basso da nastro aureo armato su fregi d'argento, con la scritta "Comune di Militello in Val di Catania" ad arco sopra il tutto.

Caratteristiche stemma

Argento, Azzurro, Oro, Porpora, Verde.

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