Sabato
11 aprile 2009
MA DOVE ERA DIO? (di
Brigida Fagone)
Ma dove era Dio? È una
domanda che abbiamo sentito spesso nei giorni che sono seguiti al
terremoto in Abruzzo.
È la domanda che ci
poniamo un po' tutti, presi dallo sconforto, davanti a tragedie del
genere; ma anche di fronte alle guerre, alle stragi, ai genocidi...
C'è però una domanda che
ho sentito in televisione, proprio il giorno del Venerdì Santo, e che mi
ha colpita ancora di più: «Ma a Dio non è bastato veder morire Suo
Figlio...?»
La risposta evidentemente
è NO!
L'equivoco, semmai, sta
nel fatto che non è Dio a esigere da noi un tributo di sangue. Nessun
Dio vorrebbe questo.
È piuttosto l'idiozia
umana e l'inconsapevolezza di chi "non sa quello che fa", quando
violenta la terra, avvelena il clima, prospera sull'ingiustizia,
costruisce palazzi di cartone e... inquina persino i sentimenti.
Dio è ovunque.
Ma da nessuna parte, se lo
abbiamo cacciato via dai nostri pensieri e dai nostri cuori.
Domenica 15 marzo 2009
Una città che sa reagire
(di Sebastiano Caruso)
In barba a luoghi comuni
più o meno frequenti, e in piena contraddizione con chi parla di crisi,
non solo economica, ma di idee, la nostra città sembra tracciare una
linea diversa da quello che è il conformismo nazionale e globale. Lo si
vede in più ambiti, sportivo, culturale, sociale, e ora finanche nel
divertimento. La nostra città sta vivendo una nuova primavera. I più
maligni penseranno che sto per tessere le lodi di un amministratore a
scapito di un altro, invece no, il risveglio parte dai cittadini. Gli
amministratori, precedenti come attuali, hanno lavorato quasi sempre
nello stesso modo, ma non sempre la città ha reagito alla stessa
maniera.
Basta andare la domenica
allo stadio o il sabato al Palasport per vedere i militellesi tifare per
le compagini sportive locali, basta seguire consigli comunali o convegni
per capire quanto i concittadini siano informati e, ultima in ordine di
tempo, la kermesse carnascialesca che ha coinvolto tutta la città
facendola divertire.
Proprio sul carnevale vale
la pena fare un cenno.
Militello è stato l’unico
carnevale organizzato in tutto il Calatino, soprattutto per quanto
riguarda le sfilate, e ancora una volta la città ha dato prova di ciò
che è capace, sfoggiando estro, fantasia e forza che erano andate da
otto anni nel dimenticatoio. Si è cercato di far convergere tutto e
tutti verso un unico obbiettivo e in gran parte ci si è riusciti
portando in piazza centinaia di giovani e per le vie della città
maschere di ogni sorta e di ogni età. Una città che ha saputo fare
sfoggio di se stessa e che ha colto l’occasione per rispondere, presente
a chi l’ha chiamata in causa.
Finalmente i cittadini
sembrano aver capito quale è la strada maestra per uscire dal torpore in
cui si è caduti tanto tempo addietro, e consentitemi di dire che
cambieranno gli amministratori, cambieranno i dirigenti ma solo chi vive
in questa terra riuscirà a farla vivere.
Domenica 1 marzo 2009
Ospedale "Basso
Ragusa", l’importanza di un Nosocomio di zona
(del
Geom. Graziano Gurfalino*)
Militello, cittadina di
antichissime origini, vive il suo momento di splendore all'arrivo di
Giovanna d'Austria (1573-1630), nipote di Carlo V, Re di Spagna, che vi
si trasferisce quando sposa il Principe Francesco Branciforte e porta
con sè la sete di cultura ed il gusto del bello. Militello si trasforma
in corte e si arricchisce di palazzi e monumenti; raggiunge l’attuale
aspetto architettonico ed urbanistico in epoca barocca. Per il
patrimonio artistico di cui dispone, è uno degli otto comuni, insieme a
Caltagirone, Catania, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Modica e Scicli,
dichiarati nel giugno del 2002 “Patrimonio dell’Umanità” e inseriti
nella lista Unesco di protezione del patrimonio mondiale. Chiese,
palazzi e molteplici edifici, caratterizzati da decorazioni barocche
nelle mensole, nei timpani dei balconi e nelle facciate e nei portoni,
questo immenso patrimonio monumentale ed artistico di matrice medievale
e barocca rende Militello una vera miniera per gli studiosi dell’arte.
In questa attraente
cittadina sorge una megastruttura che è l’Ospedale “Basso-Ragusa”. Già
dal primo anno d’interessamento (1982) il Commissario Regionale dà
incarico all’Arch. Giuseppe Sindoni di verificare la possibilità di un
ampliamento dell’Ospedale esistente, al fine di fare rientrare i lavori
di ampliamento in un Piano generale programmatico e nelle disponibilità
previste dal piano di sviluppo sanitario regionale. I lavori di che
trattasi iniziano nel novembre del 1988, a seguito del finanziamento del
1° lotto. In corso d’opera venne eseguita una variante, i cui lavori
ebbero fine nel marzo del 1991, per un importo pari a lire
11.371.000.000. Nel 1996 la Giunta Regionale di Governo ammetteva a
finanziamento le opere di completamento dell’Ospedale di Militello V.C.
a seguito del parere del Comitato Tecnico Amministrativo Regionale, il
quale aveva valutato attentamente l’utilità e la necessità di un
potenziamento del nostro Ospedale, considerata la posizione strategica
ed equidistante dai due grossi centri (Catania e Caltagirone) che il
Nosocomio di Militello V.C. rivestiva nel Programma Generale di
Intervento, necessario alla razionalizzazione dei manufatti esistenti e
dei possibili ampliamenti.
Il progetto di
ristrutturazione ed ampliamento prevede la ristrutturazione del
fabbricato esistente e la realizzazione di nuovi fabbricati in
ampliamento, che si suddividono in cinque blocchi (A,B,C,D,E).In questi
edifici, a più livelli di altezza, troviamo i reparti di Medicina e di
Chirurgia; il primo comprende: medicina generale, pediatria, geriatria,
cardiologia, terapia intensiva, riabilitazione e lunga degenza; quello
di chirurgia comprende: chirurgia generale, ortopedia e traumatologia,
ginecologia, oculistica. Inoltre sono presenti, negli altri edifici, la
cucina, la sala ristoro, il pronto soccorso, la radiologia, la sala
operatoria e gli uffici amministrativi.
Nel 2004 hanno avuto
inizio i lavori di ristrutturazione e completamento del Nosocomio.
Per definire meglio il
Presidio Ospedaliero di Militello V.C., voglio evidenziare alcuni
aspetti importanti del manufatto:
Il Comitato Tecnico
Amministrativo Regionale fin dagli anni ’80 affermava che, per le
professionalità, per il servizio che poteva offrire, ma soprattutto per
la strategicità territoriale, l’Ospedale di Militello in Val di Catania
meritava sicuramente un’attenzione particolare da parte di tutti,
dirigenti regionali, operatori, amministratori locali e semplici utenti.
L’efficienza del nostro
Ospedale è in aumento ed è tuttora in atto un’evoluzione in crescita sia
in quantità che in qualità. Infatti, nel 2008 rispetto al 2007 sono
cresciuti gli accessi al pronto soccorso seguiti da ricovero, ma
soprattutto si evidenziano ricoveri di pazienti in maggioranza
provenienti dai paesi del circondario.
Ecco perché il nostro
Ospedale, grazie ai professionisti in organico di alto livello
professionale che operano con impegno e passione, qualora fosse
equiparato, dal punto di vista delle apparecchiature, per esempio agli
Ospedali di Catania e Caltagirone, migliorerebbe notevolmente il proprio
servizio, grazie anche all’ultimo finanziamento di €. 17.559.534,57 per
lavori di ristrutturazione, ampliamento ed acquisto di apparecchiature,
attrezzature, arredi ed accessori.
Gli interventi di
ristrutturazione ed ampliamento hanno messo il nostro Nosocomio in
condizione di lavorare a pieno regime e a consentire che le
professionalità presenti possano operare in un ambiente più salubre ed
accogliente.
I lavori, in corso per la
ristrutturazione, sono condotti senza interrompere l’attività del
Nosocomio, in sostanza è stato predisposto un piano che ha consentito di
spostare i reparti dove sono in corso i lavori in altri locali della
stessa struttura. Il complesso ospedaliero di Militello in Val di
Catania sarà costituito da un polo Chirurgico e un polo Medico per un
totale di 95 posti letto.
C’è da dire che
l’Ospedale di Militello in Val di Catania per la sua posizione
strategica e di equidistanza dai due centri importanti quali Catania e
Caltagirone, rappresenta un importante e prestigioso punto di
riferimento dell’assistenza sanitaria pubblica della zona, con circa 70
mila potenziali utenti, provenienti dai paesi limitrofi quali: Scordia,
Palagonia, Ramacca, Mineo, Vizzini, Licodia Eubea, Buccheri e
Francofonte. Occorre inoltre rilevare che, in merito alle strade di
collegamento tra la nostra cittadina e i paesi d’intorno, è necessario
che i nostri rappresentanti politici intervengano presso
l’Amministrazione Provinciale affinché, in sede di formazione e
approvazione di interventi nel settore delle opere pubbliche e del
bilancio provinciale, si destinino stanziamenti verso la
riqualificazione del territorio con la esecuzione di lavori di
ammodernamento delle strade provinciali. Un progetto, come sopra detto,
rientrerebbe nel più generale programma di attuazione delle opere
pubbliche riguardanti le infrastrutture del territorio che interessano i
comuni del sud calatino; esso nasce dalla volontà di migliorare la
viabilità e la comunicazione, per una maggiore sicurezza e una migliore
percorribilità delle strade a servizio della collettività, a supporto
dello sviluppo socio economico dell’intera provincia, ma soprattutto per
rendere in modo più velocemente raggiungibile il nostro Ospedale che
oramai è meta di pazienti bisognosi di assistenze mediche e sanitarie
provenienti dai paesi di tutto il circondario.
Vorrei rilevare altresì
alcuni aspetti tecnici di notevole importanza del nostro Ospedale:
a) trattasi di una
megastruttura Ospedaliera per la quale si prevede una spesa complessiva,
per i lavori di ristrutturazione ed ampliamento, della somma complessiva
di 45 miliardi e 371 milioni, pari a €. 5.872.631,40 (1° lotto già
realizzato) + €. 17.559.534,57 per lavori di completamento ed acquisto
di apparecchiature, attrezzature, arredi ed accessori;
b) è un Presidio
Ospedaliero indispensabile per il servizio di assistenza medica, che
potrà servire un bacino di utenza comprendente molti paesi del
circondario, se si considera la sua ubicazione equidistante da due
grossi centri abitati come Catania e Caltagirone. Tali caratteristiche
sono state valutate e considerate in più occasioni dal Comitato Tecnico
Amministrativo Regionale;
c) l’edificio ha una
struttura portante in acciaio del tipo utilizzato nelle zone sismiche
classificate “S12”, mentre la nostra zona è stata classificata “S9”. Ciò
significa che è una struttura ultraresistente agli eventi sismici della
nostra zona;
d) per funzionalità,
tipologia dei materiali costruttivi e bellezza architettonica viene
considerato tra i primi in Sicilia; esso è stato realizzati dai
progettisti del GSA (Gruppo Sindoni Associato di Palermo);
e) infine, la ciliegina
sulla torta, la realizzazione dell’elisuperficie sulla copertura del
blocco C, prospiciente sul viale Regina Margherita. Ciò significa che in
tempi brevi potranno essere eseguiti pronti interventi, grazie alla
tecnologia moderna che consentirà l’operatività del servizio di
elisoccorso senza limitazioni. In poche parole gli ammalati arriveranno
in futuro anche in elicottero, direttamente all’interno del Presidio
Ospedaliero.
L’ospedale è una risorsa
vitale sotto ogni punto di vista. Non deve morire, ognuno di noi deve
sentirsi, nel suo piccolo, responsabile del nostro Nosocomio.
*
Dipendente del Comune di Militello in Val di Catania, da decenni
in servizio presso l'Ufficio Tecnico.
Martedì
30 settembre 2008
P.R.G., Finalmente! (del
Geom. Graziano Gurfalino*)
Il P.R.G. rappresenta in
assoluto il più importante strumento di sviluppo economico per il nostro
Paese, in quanto esso coinvolge tutte le attività artigianali,
commerciali e produttive della nostra comunità e disciplina soprattutto
la crescita del tessuto urbano, la trasformazione urbanistica e
l’attività edilizia del territorio comunale, nonché le tipologie e
caratteristiche degli edifici, le destinazioni d’uso degli stessi, oltre
al decoro urbano e la tutela dei valori ambientali ed architettonici. In
primo luogo ritengo che non sia mai stata valutata attentamente dalle
varie Amministrazioni comunali l’importanza di avere uno strumento
urbanistico efficiente come il Piano Regolatore Generale. Molte volte
certe scelte di pianificazione urbanistica del nostro territorio,
definite in qualche sede politica, si scontravano o venivano vanificate
dagli organi regionali di controllo. Il Programma di Fabbricazione entrò
in vigore nell’ottobre del 1974 ed è rimasto efficace fino ad oggi. 34
anni senza P.R.G. sono decisamente troppi, se si considera che la legge
fondamentale dell’urbanistica in Sicilia, la n. 71 del 1978, già nel
momento in cui entrava in vigore diffidava i Sindaci dell’isola a dare
incarichi di formazione di nuovi Programmi di Fabbricazione ed esortava
i Consigli comunali ad adottare i nuovi P.R.G. Quindi siamo stati
efficienti ed in perfetta regola con lo strumento urbanistico solamente
dal 1974 al 1978, in quanto da quest'ultimo anno in poi venne fatto
obbligo di dotarsi del P.R.G.
Per quanto riguarda
Militello, agli inizi del 1980, l’incarico di redigere il nuovo P.R.G.
previsto dalla legge regionale n. 71/1978, venne dato all’Arch. Domenico
Brocato. Il professionista fu costretto, nel corso degli anni, ad
apportare modifiche e correzioni imposte dalle classi politiche che
governavano il paese. Addirittura venne deciso dal Consiglio comunale di
affiancare al progettista una Commissione di esperti formata dai Tecnici
di tutti i vecchi partiti politici per la compartecipazione alla
redazione del P.R.G. Questa situazione si protrasse fino al 1994, anno
in cui l’Assessorato Regionale competente, visto l’enorme ritardo da
parte del Consiglio Comunale nell’adottare il P.R.G., nominò un
Commissario ad Acta che adottò il P.R.G. dell’Arch. Brocato e sciolse il
Consiglio Comunale per mancato adempimento. Successivamente, il P.R.G.
venne bocciato nella sua totalità dal Consiglio Regionale
dell’Urbanistica (CRU). Ciononostante, vero e proprio monumento allo
spreco del denaro pubblico, si dovette pagare la parcella di acconto
pretesa del Tecnico redattore, ammontante ad oltre 200 milioni di lire.
Nel 1991, la Regione Siciliana, resasi consapevole che gli strumenti
urbanistici, fortemente influenzati dagli interessi della politica, non
si portavano mai a compimento in molti paesi dell’Isola, emanò la Legge
Regionale n. 15 del 1991, la quale fortunatamente disponeva, tra
l’altro, che ove fossero stati bocciati i P.R.G., sussisteva l’obbligo
per i Comuni di dare incarico della redazione dei nuovi P.R.G. agli
Uffici Tecnici comunali.
A seguito di questa legge
venne dato incarico di redigere il nuovo P.R.G. di Militello V.C.
all’attuale Responsabile dell’Area Servizi Tecnici. Arch. Michele
Dell’Uomini. Quest’ultimo, forte dell’esperienza maturata con la sua
decennale presenza nel nostro Paese, è riuscito a dare finalmente un
Piano Regolatore meritevole dell’approvazione sia da parte del
Dipartimento Urbanistica Regionale dell’Assessorato, sia dal Consiglio
Regionale dell’Urbanistica. Il primo grande merito dei redattori del
piano è certamente quello di avere previsto un eccellente piano viario,
che presuppone la realizzazione di nuove arterie stradali e soprattutto
la previsione di una nuova via di comunicazione con il centro abitato,
che consente di ridurre il traffico veicolare lungo le vie d’ingresso
verso il centro urbano fortemente popolato, come via Umberto I e via Ugo
La Malfa. Tengo a precisare, inoltre, che ho apprezzato molto le
correzioni fatte dal Dipartimento Urbanistica e dal Consiglio Regionale
Urbanistica relativamente ad alcune zone destinate a verde attrezzato
(“Va”). Infatti queste superfici destinate a “Verde attrezzato”
costituivano un inutile imposizione di vincolo preordinato all’esproprio
e aggiungo che le stesse previsioni non si sarebbero mai realizzate, in
quanto non c’è mai stato l’interesse di qualsiasi Amministrazione
comunale a realizzare opere di questo tipo. Giudico, pertanto,
positivamente la correzione che ha fatto il Consiglio Regionale
Urbanistica nel modificare le zone destinate a “Verde Attrezzato” in
zone “E agricole”, in quanto in quest’ultime è possibile realizzare
fabbricati con la densità edilizia di 0,03 mc/mq., oltre a nuovi
insediamenti produttivi per la trasformazione dei prodotti agricoli.
Il nostro Centro Storico è
di grossa importanza storico-artistica. Ma quasi tutto il territorio è
ricco di valenze archeologiche, ambientali e paesaggistiche. Per tale
motivo abbiamo l’obbligo di impegnarci nella sua conservazione e fare
tutto il possibile per valorizzarlo convenientemente. Il recente
riconoscimento da parte dell’Unesco pone le premesse per una crescente
attenzione al considerevole patrimonio storico-artistico che Militello
possiede. Una parte del tessuto urbano del centro storico, attuale zona
“A3”, è costruita tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Tale
ricchezza architettonica, secondo le disposizioni delle circolari
emanate dall’Assessorato Regionale, va “tutelata e conservata”. Ciò non
toglie la possibilità di operare interventi di consolidamento e/o
ristrutturazione degli edifici senza modifica dei prospetti e/o dei
volumi, a condizione che venga acquisito parere preventivo, per
competenza, da parte della Soprintendenza per i Beni Culturali di
Catania.
Voglio sottolineare che si
sarebbe potuta evitare l’acquisizione del parere della Soprintendenza,
che sicuramente accrescerà di molto i tempi delle definizioni delle
pratiche edilizie, se fossimo stati capaci, dalla data di approvazione
del Programma di Fabbricazione (1974) ad oggi, di dotarci di “Piani di
Recupero” e/o “Piani Particolareggiati” del centro storico approvati
dall’Assessorato Regionale, i quali piani avrebbero indicato
preventivamente le prescrizioni esecutive degli interventi da effettuare
su ogni singola unità immobiliare, rendendo così superfluo il parere
della Soprintendenza.
Tale incombenza competeva
agli Amministratori del nostro paese, i quali nel corso degli anni hanno
saputo dare incarichi di progettazione dei “Piani di Recupero” e/o
“Piani Particolareggiati” del Centro Storico a professionisti di
convenienza, che hanno sempre disatteso ogni aspettativa.
Il Legislatore Regionale
con la legge fondamentale dell’Urbanistica in Sicilia, la n. 71 del
28/12/1978, diede disposizioni ai Comuni di dotarsi di Piani Regolatori
Generali, in quanto incomparabile strumento di sviluppo economico per i
Comuni dell’Isola, poiché investe la totalità del territorio con
prescrizioni esecutive che consentono la trasformazione urbanistica ed
edilizia del territorio in tempi immediati. Per cui questa mancanza, di
oltre un trentennio, di uno strumento urbanistico efficace come il
P.R.G. ha posto una barriera alla crescita, allo sviluppo, alla
pianificazione urbanistica del nostro paese.”
Cosa non si è ancora
realizzato:
1) I redattori del
Piano Regolatore Generale dovevano presentare al Comune uno schema
di massima, redatto sulle analisi delle direttive di legge, entro
sessanta giorni dalla data dell’incarico. Sullo schema di massima il
Consiglio comunale adottava le proprie determinazioni entro il
termine di trenta giorni. Ciò significa che le previsioni
urbanistiche venivano proposte dai Tecnici che redigevano il P.R.G.,
ma era il Consiglio comunale che determinava le scelte urbanistiche
del nostro Paese. Pertanto, a mio modesto avviso non sono state
razionali le previsioni e lo sviluppo urbanistico della zona “F”,
cioè la zona destinata ai Servizi ed Attrezzature, che è stata
localizzata lungo il viale Regina Margherita.
Infatti in detta zona sono
ubicati: un servizio scolastico, un servizio comunale, un servizio
ospedaliero, un campo di calcio, attrezzature sportive (calcetto,
tennis, etc.), un centro commerciale, i giardini pubblici, un palazzetto
dello sport, un mercato rionale infrasettimanale, il tutto con accesso,
solo ed esclusivamente, dal viale Regina Margherita. Appare logico
immaginare e chiedersi ove fossero ubicati i parcheggi per questi
Servizi ed Attrezzature sportive previsti lungo tutto il viale Regina
Margherita. L’obbligo del parcheggio, per l’edilizia privata, era
previsto fin dal 1967 con la legge “Ponte”, la n. 765 del 1967, mentre
per i Servizi ed Attrezzature Pubbliche si deve risalire al Decreto
Ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444. Ciò per evidenziare che il
legislatore da circa 40 anni ha reso noto l’obbligo di creare parcheggi
di pertinenza sia per gli edifici privati, sia per le aree destinate a
servizi ed attrezzature pubbliche. Mi permetto di affermare che si
sarebbe potuto benissimo destinare a parcheggi il “Campo di Calcio” di
viale Regina Margherita, poiché in contrada Piano Mole già esiste un
campo di calcio finanziato e realizzato con questa destinazione d’uso
ben precisa. L’attuale Campo di Calcio adiacente al viale Regina
Margherita si sarebbe potuto destinare a parcheggio ed attività
polivalenti (mt. 50 X 100 = 5.000 mq per posti auto), consentendo
altresì di eliminare l’intasamento veicolare lungo tutto il viale Regina
Margherita. Ma soprattutto occorre disporre l’eliminazione del muro di
recinzione lungo il lato nord dell’area interessata, che ad oggi è
fortemente pregiudizievole per l’impatto ambientale della zona. Tutto
ciò avrebbe risolto definitivamente il problema parcheggio nell’intera
zona. Se ciò si fosse realizzato avremmo potuto dire correttamente dal
punto di vista tecnico: “……che in quella zona c’è stata una crescita del
tessuto urbano in forma razionale ed armoniosa”, mentre oggi possiamo
constatare che l’attuale previsione della zona nel nuovo P.R.G. è del
tutto diversa. In realtà il rimedio è stato trovato, ma in un’area posta
a 80 metri di distanza dal viale Regina Margherita, e più precisamente
nell’area ubicata sotto il vecchio campo di calcio, esattamente
nell’attuale agrumeto del sig. Nicolino Barone, ma temo che dovranno
passare molti anni prima che tale parcheggio diventi reale.
2) Per quanto concerne la
salvaguardia del nostro territorio, ricco di valenza archeologica,
ambientale e paesaggistica, sarebbe opportuno, anche a seguito del
riconoscimento concesso dall’UNESCO al nostro patrimonio architettonico
quale bene dell’Umanità, istituire un servizio di vigilanza e controllo
del territorio da affidare al Comando dei Vigili Urbani affinché si
tuteli il “tessuto urbano edificato del centro storico”, come già accade
in tutti gli altri siti dell’UNESCO, al fine di contrastare l’abusivismo
edilizio, e vigilare sugli interventi di modifica e/o manutenzione
ordinaria relativi al rifacimento dei prospetti delle case, verificando
che ci sia la preventiva acquisizione del parere della Soprintendenza e,
successivamente, dell’Ufficio Tecnico per quel che riguarda la scelta
del colore dei prospetti, in quanto, come confermarono gli Architetti ed
Ingegneri del Consiglio Regionale Urbanistica, venuti a Militello V.C.
nel febbraio del 2008 per eseguire il sopralluogo previsto dalla legge,
il tessuto urbano del Centro Storico è di “Epoca Borbonica”. Per tale
motivo esso va “conservato e valorizzato” con l’utilizzo degli strumenti
di controllo e di vigilanza di cui ho detto sopra.
3) Nella Zona Artigianale,
in contrada “Piano Mole”, vicino ai Capannoni già consegnati, occorre
provvedere all’assegnazione dei lotti liberi, che consentirebbero
ulteriori insediamenti con l’augurio che questa zona diventi finalmente
il polo di un nuovo sviluppo economico ed occupazionale, con ricerca di
attività artigianali e/o industriali del tutto innovative, che
garantirebbero la crescita occupazionale di nuove forze giovanili. Tale
compito compete esclusivamente alle forze politiche che ci governano.
Vorrei sottolineare che nel 1989 il Sindaco di allora mi chiamò in
Ufficio per dirmi che dovevo recarmi in contrada “Rena Rossa” per
aiutare il Tecnico progettista della nuova “Zona Artigianale”, Arch.
Michele Fichera, a cercare la borsa contenente gli appunti dei rilievi,
che purtroppo aveva smarrito tra le pietre e i cespugli della zona. In
quell’ occasione ricordo che il Professionista mi spiegò, tra l’altro,
che la nascente “Zona Artigianale” per le attività produttive ivi
previste avrebbe rappresentato in futuro un polo di incremento
occupazionale e di sviluppo economico per la nostra città, quasi come la
zona industriale di Catania. Invece, oggi possiamo solo constatare che
di fatto è avvenuto solo il mero trasferimento di alcune attività svolte
prima nel centro urbano, senza che vi sia stato alcun aumento
occupazionale e la nascita di nuove e diverse attività produttive.
4) Problema idrico.
Considerata la ricchezza d’acqua del nostro sottosuolo, occorre avere la
consapevolezza che è impellente dotarsi di un altro “pozzo idropotabile”
per il fabbisogno della popolazione, soprattutto in un altro sito,
considerato che altri Paesi confinanti portano acqua nei propri
rubinetti dai pozzi scavati nel nostro territorio.
5) Nel nostro Paese
occorre realizzare un manufatto da adibire a “Caserma dei Carabinieri”.
Purtroppo nel nuovo P.R.G. l’attuale area prevista: “Attrezzature
Generali di Interesse Collettivo”, in via Circonvallazione e Poggio
Mineo, che riporta tra l’altro la vecchia previsione del Programma di
Fabbricazione, non è idonea secondo quanto affermato dalla stesso
Comando dei Carabinieri. Ciò nella considerazione e valutazione che la
zona è molto accidentata, per cui i costi per la realizzazione
dell’opera sarebbero esorbitanti, oltre ad avere un’ ubicazione poco
strategica. Per tali motivi occorre un forte interessamento presso
l’Assessorato Territorio ed Ambiente di Palermo, affinché venga
predisposta una variante al nuovo Strumento urbanistico con
l’individuazione di una nuova area che si conformi alle esigenze della
prestigiosa “Arma”.
6) Dato che, dall’incrocio
della strada per Frangello (zona Istituto Commerciale) fino alla zona
Calvario, passante per via Umberto I, tratto di via Porta della Terra,
via Baldanza, via Roma e via del Calvario, l’intero tratto stradale è
stato “deprovincializzato”, vale a dire che è passato di proprietà
comunale, occorre un intervento di ammodernamento e di arredo urbano che
consentirebbe soprattutto la realizzazione di un “idoneo marciapiede” a
salvaguardia della pubblica e privata incolumità, sia per la popolazione
scolastica che frequenta l’Istituto Commerciale in contrada “Piano
Mole”, sia per i residenti della zona, sempre più numerosi a seguito
della costruzione di nuove palazzine (26 alloggi) delle Cooperative
Edilizie (“Gran Paradiso” e “I.T.9”).
7) È necessario, inoltre,
decidere in via definitiva sulla utilizzazione e la definizione di due
inquietanti opere pubbliche non ancora completate. Mi riferisco più
precisamente al manufatto del “Parco Bottazza” ed alla “Casa di Riposo”
in zona Poggio Mineo. Per quanto riguarda il Parco Bottazza è necessario
che esso venga restituito al più presto alla cittadinanza. Per la
definizione di tale problematica occorre innanzitutto provvedere
all’adeguamento dell’impianto elettrico esterno ed al successivo
collaudo, per poi procedere all’affidamento della sua gestione,
eliminando l’immagine di degrado e di squallore che lo caratterizza
ormai da troppo tempo. Per la Casa di Riposo sembra che la sentenza
definitiva possa aversi solamente nelle Aule dei Tribunali. La natura
del contenzioso infatti ha impedito l’affidamento in gestione del
manufatto richiesta da alcuni enti assistenziali. Ma ciò non toglie che
l’Amministrazione comunale debba adoperarsi per la risoluzione di un
problema che si protrae ormai da decenni.
8) Per quanto concerne
l’affermazione da parte del Comando dei Vigili Urbani (vedi articolo su
“La Sicilia”) che il Comune avrebbe dovuto esigere nell’interesse
primario della salute dei suoi cittadini, una relazione scientifica più
approfondita, relativamente alle installazioni di antenne per telefonia
mobile, si tiene a precisare che l’Ufficio Tecnico, nella qualità del
suo Responsabile, ha l’obbligo di rilasciare le concessioni edilizie per
le Antenne di telefonia cellulare, dopo avere acquisito dei pareri
propedeutici da parte di altri Enti (ARPA- USL) che esprimono il
relativo parere per competenza e conoscenza specifica della materia di
che trattasi. Tuttavia il nostro Ente si dovrà adoperare nell’interesse
della salute dei cittadini, nel momento in cui nell’ambito del P.R.G.
venga individuata apposita area come previsto dall’art. 9 del
“Regolamento Comunale per gli Impianti di Telefonia Mobile”, per il
trasferimento degli interi impianti a ridosso del centro urbano in
contrada “Poggio Mineo”, in un’area ben lontana dal centro abitato,
specificatamente individuata nel nuovo P.R.G., senza che le Ditte
autorizzate o altre che ad esse dovessero subentrare, possano reclamare
diritti o rimborsi di qualsiasi natura, anche di ordine economico, come
specificato nelle prescrizioni delle relative autorizzazioni rilasciate.
9) Un altro interessamento
va alla costruzione di n. 40 alloggi di edilizia popolare in un’area
limitrofa a quella dei 60 alloggi già realizzati in via Don Mario
Ventura. Preciso inoltre che l’opera è già stata finanziata
dall’I.A.C.P. e che la relativa concessione edilizia è stata rilasciata,
ma l’inizio dei lavori non è stato ancora comunicato, forse per
probabili controversie con la ditta appaltatrice.
10) Per soddisfare il
fabbisogno di Servizi ed Attrezzature della nostra città occorre che
quanto previsto e programmato dal Piano Regolatore Generale, redatto dal
Responsabile dell’Area Servizi Tecnici di questo Ente, non rimanga nel
dimenticatoio. Infatti ritengo che ci si debba attivare affinché si
portino a compimento le realizzazioni di:
a) aree per la Protezione
Civile;
b) Caserma dei
Carabinieri;
c) Caserma dei Vigili del
Fuoco;
d) Elisuperficie;
e) Albergo (in
considerazione che siamo una città dell’UNESCO).
Tutte Attrezzature e
Servizi che fortunatamente sono previsti nel nuovo Piano Regolatore
Generale, la cui realizzazione dipende dalla tenacia di coloro che hanno
la competenza di caricarsi di tali oneri.
11) Altra problematica che
andrebbe risolta è la questione della verifica sulle “Agibilità” di
alcuni edifici pubblici, come il Palazzetto dello Sport, la Scuola
Elementare, etc., ciò al fine di rendere questi edifici sicuri dal punto
di vista statico, ma soprattutto per quanto riguarda gli impianti
tecnologici (luce, gas, acqua, impianto di riscaldamento), che devono
essere adeguati alle prescrizioni del nuovo Decreto Ministeriale n. 37
del 2008.
12) Infine un altro
problema che voglio evidenziare è la mancata adozione della
Programmazione Commerciale. Vero è che con deliberazione consiliare
venne adottato il Piano Urbanistico Commerciale, ma essendo venuti a
mancare gli atti necessari per la sua definizione (deliberazione di
adozione, pubblicazione del piano, trasmissione della documentazione
alla Regione, etc.), nonché l’osservanza delle direttive impartite dal
Decreto Presidenziale dell’11 luglio 2000, ai fini della approvazione
definitiva da parte dell’Assessorato Regionale di competenza, è accaduto
che le aree “D5” previste nel P.R.G. in funzione di “Insediamenti di
media e grande struttura di vendita al dettaglio e Centri Commerciali”
che impegnavano circa 20 ettari di territorio, sono state riportate alla
vecchia destinazione urbanistica, vale a dire zona “E” Agricola. Poi
magari ci si meraviglia perché il nostro Paese aveva prima 16.000
abitanti, successivamente diventati 12.000, poi 9.000, fino agli attuali
7.984 abitanti, in un continuo decremento della popolazione di cui
nessuno si vuole prendere la responsabilità.
Il nostro Paese è unico
rispetto a molti altri Paesi del Calatino, infatti siamo superiori sia
in superficie che nel sottosuolo. In superficie: la presenza di un
cospicuo numero di siti archeologici (necropoli, grotte), la vegetazione
e la particolare morfologia del territorio circostante conferiscano al
paesaggio una straordinaria bellezza primitiva. Come pure il tessuto
urbano edificato, di grande pregio storico-architettonico, di cui si
evidenziano i quartieri di San Pietro, San Giovanni, Purgatorio, Santa
Maria la Vetere, del Castello, e le molteplici Chiese, fra le quali si
distinguono quelle di S. Nicolò-SS.Salvatore e di S.Maria della Stella,
non a caso incluse nel novero del “Patrimonio dell’Umanità” per le loro
notevoli caratteristiche storico-artistiche. Tutto ciò deve essere
salvaguardato e valorizzato, in uno con il nostro territorio. Un’altra
megastruttura che ci invidiano tutti è l’Ospedale “Basso-Ragusa”. Già
dal primo anno di interessamento (1982) il Commissario regionale diede
incarico all’Arch. Sindoni di verificare la possibilità di un
ampliamento del nostro vecchio Ospedale, al fine di farlo rientrare in
un programma generale programmatico e delle disponibilità previste dal
piano di sviluppo sanitario. I lavori di che trattasi iniziarono nel
novembre del 1988. In corso d’opera venne eseguita una variante, i cui
lavori ebbero fine nel marzo del 1991. Nel 2004 hanno avuto inizio i
lavori di ristrutturazione e completamento del nosocomio. Per definire
meglio il Presidio Ospedaliero di Militello V.C., voglio evidenziare
alcuni aspetti importanti del manufatto:
a) trattasi di una
megastruttura Ospedaliera per la quale si prevede una spesa complessiva,
per i lavori di ristrutturazione ed ampliamento, pari a circa 29
miliardi;
b) è un Presidio
Ospedaliero indispensabile per il servizio di assistenza medica, che
potrà servire un bacino di utenza comprendente molti paesi del
circondario, se si considera che ha una ubicazione equidistante da due
grossi centri abitati come Catania e Caltagirone. Tali caratteristiche
sono state valutate e considerate in più occasioni dal Comitato Tecnico
Amministrativo Regionale;
c) l’edificio ha una
struttura portante in acciaio del tipo utilizzato nelle zone sismiche
classificate “S12”, mentre la nostra zona è stata classificata “S9”. Ciò
significa che è una struttura ultraresistente agli eventi sismici della
nostra zona;
d) per funzionalità,
tipologia dei materiali costruttivi e bellezza architettonica viene
considerato tra i primi in Sicilia, realizzati dai progettisti del GSA
(Gruppo Sindoni Associato di Palermo);
e) infine la ciliegina
sulla torta, e cioè la realizzazione dell’elisuperficie sulla copertura
del manufatto, prospiciente sul viale Regina Margherita. Ciò significa
che in tempi brevi potranno essere effettuati pronti interventi, grazie
alla tecnologia moderna che consentirà l’operatività del servizio di
elisoccorso senza limitazioni. In poche parole gli ammalati arriveranno
in futuro anche in elicottero, che si poserà sulla copertura
dell’edificio.
Nel sottosuolo: ritengo
che il nostro Paese sia fra i più fortunati in materia di ricchezza
d’acqua. Infatti la struttura geologica del nostro sottosuolo è di tipo
“Calcareo”, cioè l’acqua scorre sulla roccia e rimane pulita, mentre i
paesi limitrofi hanno un sottosuolo di tipo “Gessoso”, cioè l’acqua
lungo il percorso della falda si sporca. Purtroppo di questa nostra
ricchezza d’acqua se ne sono bene accorti i paesi dei dintorni. Sul
nostro territorio esistono scavati ben dieci pozzi d’acqua per uso
“idropotabile” e più precisamente: n. 1 Mineo, n. 3 Ramacca, n. 1
Militello, n. 5 Palagonia. Inoltre ci sono nelle zone agricole del
nostro territorio ben 249 pozzi per uso “domestico” fino alla profondità
di 150 mt.
Altresì si specifica che
il nostro fabbisogno idropotabile è alimentato anche da alcune sorgenti
idriche, e più precisamente n. 3 sorgenti che si trovano in contrada “Ciaramito”,
in territorio di Militello V.C., ed altre 3 sorgenti in contrada “Ortobasso”,
in territorio di Vizzini. I lavori finalizzati alla costruzione delle
strutture per l’eduzione delle acque cominciarono negli anni ’30 del XX
secolo, mentre altri interventi di ampliamento furono realizzati nel
1953. Tutte le sorgenti si riuniscono nel bottino di riunione, in
contrada “Ciaramito”, posto a quota più bassa, da dove inizia la
condotta esterna che porta l’acqua al serbatoio piccolo di zona
Calvario. Ogni sorgente è costituita da una galleria sotterranea larga
mt. 1,30 circa ed alta mt. 2,00 per una profondità di decine di metri;
lateralmente, lungo il percorso, ci sono due canalette in cui vengono
convogliate le acque che fuoriescono dai buchi laterali lungo le due
pareti della galleria. Per la tipologia della costruzione si possono
considerare delle vere opere d’arte, che in passato avevano raggiunto
una portata massima, nei periodi di piena, di 13 lt/sec. Oggi le
sorgenti vanno sostenute e tutelate, ma soprattutto bisogna verificare
periodicamente l’ossequio della zona di rispetto, nel raggio di 200 mt,
che vieta alcune attività quali: pascolo di animali, stazzo di bestiame,
uso di fertilizzanti ed utilizzo di abbeveratoi per animali.
Il mio augurio è quello
di dovere constatare nell’immediato ed in futuro che le sorgenti
“Ciaramito-Ortobasso” siano protette, sorvegliate ed abbiano acquisito
autorizzazioni sanitarie aggiornate e periodiche nell’interesse della
collettività, ma soprattutto mi auguro di non vederle un giorno
scomparire come quelle della sorgente “Zizza” (ex portata max 2,5 lt./sec.),
“Lembasi” (ex portata max 18,00 lt./sec.) e quella di “Bognanni”
(utilizzata da questo Comune negli anni ’50).
* Dipendente del Comune
di Militello in Val di Catania, da anni in servizio presso l'Ufficio
Tecnico.
Mercoledì 24 settembre 2008
DIFENSORE CIVICO SCOMPARSO
(del Dott. Salvatore Carcò)
Ho letto su "La Sicilia"
del 23 Settembre c.m. un articolo dal lugubre titolo. "Scompare il
Difensore Civico". Ho subito pensato al mio amico Francesco Virgata,
l’attuale Difensore Civico, e mi sono messo a leggere di buona lena
tutto il pezzo a firma di Lucio Gambera. Appurato che al mio amico non è
successo nulla di grave ho tirato un gran sospiro di sollievo e di
tranquillità. Ho però cominciato a riflettere sulle sciocche, ma gravi,
valutazioni politiche che fa il dott. Salvatore Ferranti capogruppo del
Partito Democratico in consiglio comunale e mi sono chiesto: ma conosce
il ruolo e la funzione del Difensore Civico?
La risposta che mi sono
dato è stata serena: il dott. Salvatore Ferranti non sa di cosa parla,
sconosce perfino il ruolo nobile di questa figura e le poche notizie che
ha assimilato sono solo per sentito dire. Mi permetto solo di suggerire,
al dott. Ferranti, cosa fa il o dovrebbe fare il difensore Civico:
1) Svolge il ruolo di
garante dell’imparzialità e del buon andamento delle attività della
Pubblica Amministrazione;
2) Segnala gli abusi, le
carenze e i ritardi delle Amministrazioni nei confronti dei cittadini;
3) È competente in materia
di accesso agli atti amministrativi, ambiente, commercio, edilizia
pubblica e privata, servizi sociali, tasse e tributi, trasporti
urbanistica, viabilità ecc...
Non è un Giudice - perché
non compie attività giurisdizionali in quanto non può emettere o
annullare atti di amministrazione né tanto meno il suo intervento
sospende i termini per il ricorso all’Autorità Giudiziaria - né un
avvocato - in quanto non rappresenta il cittadino in giudizio - ma
semplicemente è un "esaminatore" delle richieste del cittadino:
istruisce la pratica, se rientra tra le sue competenze, contattando gli
Uffici dell’Amministrazione interessata, allo scopo di verificare la
regolarità del procedimento; qualora riscontrasse delle irregolarità o
delle inadempienze può sollecitare l’Amministrazione affinché vi ponga
rimedio, ma mai può sostituirsi all’Amministrazione stessa. Questi i
principi e i dettami sui quali si fonda la figura del Difensore Civico e
che un politico di destra come di sinistra sottoscriverebbe anche perché
è istituzione consolidata di garanzia in tutti i comuni di Italia tranne
ovviamente a Militello.
Detto ciò ecco le mie
considerazioni invitando i cittadini, le forze sociali, le forze
politiche a riaprire il dibattito:
a) Il dott. Salvatore
Ferranti afferma che la figura del Difensore Civico non è riconosciuta
dai cittadini. Sono d’accordo e sottoscrivo l’affermazione; tuttavia
bisogna superare andando oltre tale affermazione chiedendosi piuttosto:
perché non è riconosciuta dai cittadini? Cosa è successo storicamente a
questo istituto? Come possiamo migliorarlo? Ha davvero il potere di
essere "la cinghia di trasmissione" tra il cittadino e il governo della
città contro lo strapotere della burocrazia? Non è che una buona dose di
colpa per questo disconoscimento ce l’abbiano proprio le
Amministrazioni, di Destra e di Sinistra, che non hanno saputo far
fronte alle rimostranze, talvolta anche alle proposte, che i Difensori
Civici nelle loro relazioni hanno puntualmente denunciato e che
altrettanto puntualmente sono state considerate, dalle Amministrazioni
che si sono susseguite negli anni, soltanto degli assurdi adempimenti
burocratici? Io personalmente propendo per quest’ultima riflessione! Il
Nostro risolve il problema semplicemente non affrontando il problema
proprio nel momento in cui invece va affrontato.
b) Il dott. Salvatore
Ferranti afferma, parafrasandoLo, che tale istituto è stato finora
legato ad accordi di bassa politica e a divisioni di poltrone che ne
hanno mortificato il ruolo "Autorevole"; dunque egli ritiene questa
figura "autorevole" e cioè gli riconosce un ruolo assai importante nella
dialettica tra i vari soggetti e cioè cittadini-burocrazia-governo; e
allora? Di cosa sta parlando il consigliere? Di chi sta parlando?
Un’affermazione del genere è certamente ponderata e allora i cittadini
devono sapere; che denunci questi bassi accordi politici e scambi di
poltrone! Anche qui mi pare che non si affronti il problema, anzi si sta
buttando l’acqua sporca con tutto il bambino.
c) Anche volendo ammettere
che in passato ci sia stato tutto quello che ha descritto fumosamente
Ferranti, adesso le cose sono cambiate! Ferranti è capogruppo di uno
schieramento che ha la maggioranza assoluta in Consiglio e dunque è
nelle condizioni di determinare una figura che sia espressione di quei
principi e dettami che abbiamo indicato sopra! Compito del Consiglio è
eleggere un Difensore Civico:
1) che abbia le
caratteristiche "Autorevoli" che auspica Salvatore Ferranti;
2) che abbia la competenza
per ricoprire l’incarico;
3) che non sia espressione
di gruppi di potere e di divisioni di poltrone;
4) che sia in grado di
pretendere dall’Amministrazione di risolvere i problemi di volta in
volta segnalati.
Ma allora perché Salvatore
Ferranti (per ironia della sorte uno dei pochi a credere, mi ricordo,
nella funzione del Difensore Civico), che sprovveduto non è e nemmeno
antidemocratico, se ne esce con una boutade del genere? L’unico motivo
verosimile e forse il più importante rimane il risparmio dell’indennità!
Mi permetto di lanciare una proposta: perché non si stipula una
convenzione con gli altri comuni viciniori nella scelta e nell’utilizzo
di questo istituto in modo che da un lato diventerebbe difficile pensare
a scambi di poltrone e ad accordi di bassa politica perché tanti
sarebbero i soggetti politici costretti a misurarsi con requisiti
oggettivi che dovrebbe avere la figura del Difensore Civico; dall’altro
si risparmierebbe in termini di risorse economiche e la figura verrebbe
vista proprio dai cittadini autorevolmente! è ovvio che il percorso è
lungo e complesso ma altri comuni l’hanno fatto e il risultato è
straordinario.Ci pensi Consigliere!
Nel frattempo però
mettiamo in discussione le indennità di cariche di Presidente e di Vice
Presidente; una superflua e l’altra inutile e insignificante con
l’aggravante, tra l’altro, di essere sfacciatamente legate ad accordi di
bassa politica e di divisioni di poltrone.
In conclusione: salviamo
la politica "dagli accordi di divisioni di poltrone" (Presidente e Vice
Presidente), facciamo un servigio alla città e alla gente nel
risparmiare risorse e soprattutto non rendiamo ridicoli le istituzioni.
È necessario capire che il fallimento del Difensore Civico, come figura,
è il fallimento dell’attività Amministrativa perché non in grado di
intervenire laddove vi sono inadempienze; è il fallimento dell’idea di
trasparenza e di controllo di tutti gli atti di amministrazione; è il
fallimento della Politica; il Difensore Civico assurge, come istituto, a
ruolo di garante anche della politica e non può assolutamente passare la
tesi paradossale del dott. Salvatore Ferranti che non si è accorto che
parlando di moralità politica ha mortificato la morale e la politica.
Tutto il resto è noia
politica!
* ex assessore alle
Politiche Sociali (1998-2001) e al Bilancio, alle Finanze ed alle
Pubbliche relazioni (2001-2003) per l'Amministrazione Lo Presti, nonché
candidato a Sindaco per le Amministrative 2003.
Sabato
22 marzo 2008
provo vergogna
(di Sebastiano Caruso*)
Con grande rammarico ho
letto la lettera, veramente accorata, dell'amica Noemi. Il suo sfogo è
comprensibile e va accolto da tutti i militellesi, cittadini e
amministratori, e deve portare a delle serie riflessioni. Io stesso a
leggere quella lettera provo vergogna per tutto quello che noi
"bontemponi militellesi" stiamo combinando; stiamo distruggendo un
gioiello, stiamo depauperando ciò che i Signori di un tempo ci hanno
lasciato.
È veramente inaccettabile
il modo di gestire la Città da parte di chi amministra e il modo di
viverla da parte di noi cittadini. Non è possibile vedere auto in sosta
un po' ovunque; non è possibile che lavori come quelli della
pavimentazione delle piazze possano essere collaudati cosi come sono (è
uno scempio); non è possibile vedere quei blocchi di cemento dinanzi ad
un Monastero del 1600; non è possibile vedere l'asfalto sotto la torre
del Castello, non è possibile vedere la Villa "Vittorio Veneto"
distrutta dai vandali, ecc...
Potrei continuare ancora a
lungo, ma chi mi conosce sa che lo faccio da cinque anni scrivendo su un
volantino. Tanti ci hanno accusati di essere duri, o addirittura
"partigiani", ma non si può nascondere lo stato di fatto di una città
che va allo sbando. Tante volte mi sono sforzato di vedere qualcosa di
positivo, ma c'è sempre stato qualcos'altro che ha distrutto quello che
sembrava un sogno...
Pazienza cara Noemi, da
parte nostra è importante fare il dovere di cittadini ligi... al dovere;
che amano la città e, chissà, convincere chi siede negli scranni del
Palazzo che c'è gente che ama questa città e che esige che sia curata.
Grazie per l'ospitalità.
* direttore
responsabile di Militum Tellus, periodico militellese di informazione.
Domenica 2 marzo 2008
COM'è possibile?
(di Noemi Manzella)
Dovrei iniziare questa
e-mail con il classico: "alla cortese attenzione di", ma non sapendo
realmente a chi rivolgermi in prima persona, preferisco non specificare
il destinatario. Soprattutto perché a mia discrezione la questione che
solleverò non riguarda una sola persona in particolare, ma bensì a
grande scala interessa sia il singolo cittadino militellese che
l'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la
Scienza e la Cultura), di cui dal 2002 Militello in Val di Catania fa
parte.
Anni fa venni a conoscenza
del progetto di riqualificazione del centro storico di Militello, questa
notizia mi rese davvero felice, sia perché pensai che finalmente
qualcuno si fosse accorto delle grandi potenzialità che un paese ricco
di storia e di tradizioni ha, sia perché immaginai che ciò avrebbe reso
l'attuale Militello degna di essere l'erede del paese in cui ai tempi
del Branciforti e di Donna Giovanna d'Austria era concentrata tutta la
cultura del Val di Noto.
Successivamente quando mi
capitò di dover scegliere, per motivi universitari, un paese da
studiare, sia da un punto di vista storico che urbanistico, la mia
scelta ricadde immediatamente su Militello. Rimasi estasiata dal fascino
della sua storia, ma completamente delusa da tutto ciò che tutt'oggi a
Militello risulta in uno stato di completo abbandono: verde pubblico,
infrastrutture, etc.
L'idea di una
riqualificazione del centro storico mi fece pensare ad una rinascita del
paese, finalmente qualcuno si stava rendendo conto che bisognava far
qualcosa per tutto quel patrimonio storico. Durante la mia analisi mi è
capitato di osservare le tavole del progetto di riqualificazione, ma
soprattutto di vedere in prima persona lo svolgimento dei lavori (non mi
soffermo su tutti i problemi causati da quest'ultimi, noti un po' a
tutti).
Il motivo che mi ha
portata a scrivere è stato il vedere i lavori velocemente accomodati in
alcune zone. A testimonianza di ciò vi allego delle foto, da me
scattate, di alcuni particolari. Alla visione di codesti e di tanti
altri problemi che predominano la ragione militellese, le domande che mi
sorgono spontanee sono molte:
- Com'è possibile che dopo
tutti i soldi investiti non si è capaci di rifinire con un minimo di
attenzione e buon gusto?
- Com'è possibile che
delle strade di un centro storico, teoricamente adibite a traffico
limitato, servono invece come posteggio per le auto dei cittadini?
- Com'è possibile che le
strade sono piene di sporcizia e non sono mai state pulite dopo i
lavori?
- Com'è possibile che un
paese come Militello, piuttosto che giocare sull'originalità, è stato
vittima dell'avvento un po' comune della pietra lavica?
- Com'è possibile che
nessuno veda questi problemi?
- Com'è possibile che
l'interesse di tutti sia solo quello di pensare a se stessi?
- Com'è possibile che
adesso in vicinanza delle elezioni tutti ci prometteranno delle cose,
che non manterranno mai, e noi come ombre senza ragione saremo li a
votarli?
- Com'è possibile che
stiamo facendo morire il NOSTRO PAESE?
foto 1
- foto 2
- foto 3
- foto 4
- foto 5
Sabato
1 dicembre 2007
LAGALLA o il gallo?
(di Giuseppe Pollina, cittadino)
Ancora una offesa alla
Città… ai suoi bisogni… alle sue attese…
Dopo inutili parole,
inconsistenti impegni, fiumi di ipocrite dichiarazioni… carramba che
sorpresa!!! Adesso l'assessore si degna…
Verrà a Militello per
"illustrare il nuovo piano della rete ospedaliera ed il riassetto della
sanità nel Calatino-Sud Simeto".
Le prestigiose locali
autorità hanno ottenuto la disponibilità di Lagalla a partecipare ad una
riunione istituzionale al Comune. Talmente istituzionale che le stesse
autorità hanno escluso la convocazione di una seduta straordinaria ed
aperta del Civico Consesso. Però oltre ai capigruppo consiliari di
Militello saranno ufficialmente invitati i Sindaci del Calatino-Sud
Simeto che potranno chiedere chiarimenti sugli effetti del nuovo piano
di contenimento della spesa sanitaria e sulle eventuali aggregazioni dei
nosocomi.
Ma giusto così…
perbacco!!! Ci mancherebbe… il Consiglio straordinario… la pubblica
Assemblea… non si sa mai…. Magari qualcuno può sbagliare un congiuntivo
o non essere sufficientemente reverente nei confronti del nobil uomo… o
non trovare la cravatta per l'occasione o gli accessori sul tailleur di
circostanza… le istituzioni vanno rispettate, e basta!!!
Giovedì
20
settembre 2007
FESTE RELIGIOSE, è ora di
cambiare (di Graziano Lo Presti)
Questi giorni di fine
settembre sono, ogni anno, quelli dei bilanci, dei confronti, insomma
delle analisi sull'estate appena trascorsa, con attenzione principale
ovviamente ai due appuntamenti folclorico-religiosi più importanti - e,
purtroppo - ormai quasi gli ultimi della città, cioè le festività del
Santissimo Salvatore e della Madonna della Stella (in rigoroso ordine
temporale). Le disamine, tuttavia, lungi dall'essere critiche (nel senso
più proprio del termine), negli atrofizzati cervelli militellani
finiscono per aggrapparsi a tre quesiti: come sono stati i fuochi
pirotecnici? quanti soldi sono stati raccolti? quanta gente c'era?. Rari
sono, invece, i discorsi sulla fede, sulla partecipazione religiosa.
Già, per noi - per voi! - militellesi, l'aspetto propriamente religioso
finisce con l'essere il contorno accessorio, e non il fulcro necessario,
delle ricorrenze agosto-settembrine.
E ciò è un male se poi si
riflette (come accade) sulla partecipazione religiosa concreta e
quotidiana, cosicché pochi sono i fedeli "degli undici mesi" e, al
contrario, tantissimi quelli "dei quindici giorni", assidui nelle
preghiere davanti al santo - quale che sia, non fa differenza - e
dimentichi della semplice Messa domenicale non appena lo stesso santo si
nasconde dietro le porte di bronzo o di marmo. E allora, svuotandosi
pian piano degli essenziali contenuti devozionali (intesi sul piano
intimo e non esteriore), le due manifestazioni si concentrano, come
detto, sui tre aspetti folclorici già citati; ecco perché pare opportuno
riflettere proprio su questi, analizzando come e quanto hanno
influenzato l'organizzazione e la concezione stessa delle feste.
Riguardo i fuochi
pirotecnici, il campo è inequivocabilmente nostrano: noi ne vediamo ad
ogni occasione (perfino per i compleanni!), approntiamo classifiche e
paragoni, ci sentiamo proprio tutti dei veri esperti; eppure dovremmo
sentirci tutti un po' incoscienti, per almeno due ragioni. Dal punto di
vista economico, i "botti" succhiano la maggior parte dei budget (già
non stratosferici) delle manifestazioni, lasciando ben poche migliaia di
euro a coprire tutto il resto (dalle bande musicali agli eventi degli
ottavari), con inevitabili conseguenze nella qualità o nella quantità
delle scelte possibili; scegliere di puntare tantissimo sui fuochi,
dunque, è anzitutto indice di scarsa organizzazione delle risorse. Sul
piano dell'attenzione al sistema-città, poi, i giochi pirotecnici sono
dei veri e propri "emblemi" dell'indifferenza, nella quale ormai
Militello annega da anni: è inammissibile, infatti, consentire
l'esecuzione di "botti" - spesso anche esagerati - a pochi metri dagli
spettatori, così come è inammissibile consentire il posizionamento dei
mortai in prossimità (se non sui tetti!) di capolavori architettonici
riconosciuti anche dall'Unesco, Santa Maria e Chiesa Madre in testa. Ma
già... riconosciuti dall'Unesco, non da Militello!
Un altro fronte "caldo",
per così dire, è quello dei soldi; anzi, per essere precisi, dei
contributi per la realizzazione delle feste. Spesso si sente dire che
«le feste non si possono fare più come una volta...», affermazione
condivisibile specialmente alla luce del fatto che il costo della vita è
aumentato in tutto, dalla benzina agli spettacoli e, da ultimo, al pane.
Epperò, è anche vero che ci si culla ancora su un sistema di cinquanta e
passa anni fa, con la gente che dava quanto di più caro aveva in onore
del Santo al quale era più legata, spontaneamente e sulla spinta di una
fede solidissima.
Ma oggi - tra il calo
dell'attaccamento e della pratica religiosa e la notevole frenesia degli
impegni intricatissimi di ognuno - è chiaro come la raccolta "porta a
porta", o addirittura "col quaderno" per il centro-città, sembri davvero
inadeguata. Anche perché, di frequente, la raccolta si trasforma in una
specie di registro delle entrate, con nomi e indirizzi di chi dà e chi
no, con gli "addetti" a insistere pur di costringere il passante di
turno a cavar fuori di tasca 5 o 10 euro. E pensare che parlano di
"offerta"… Bèh, andrebbero trovate alternative valide, invece di
spremere a fondo una città la quale - pur nel ritardo tipico dei piccoli
centri - vive ad ogni modo una vita sociale moderna, relegando l'aspetto
religioso sempre più al margine e con gli affanni economici che tutti
sappiamo.
Terzo e importantissimo
punto è quello della gente o - per usare un'espressione più colorita -
della partecipazione di popolo. E qui forma e contenuto divergono
nettamente. L'apparenza, infatti, ci mostra che i giorni clou delle due
feste "patronali" (sull'attributo un capitolo andrebbe trattato a parte,
ma non è il momento) vedono le strade cittadine traboccanti di gente,
sia le solite quattromila anime locali sia la moltitudine di turisti
giunti dalle località più disparate. L'occhio rivolto alla sostanza,
però, fa notare che tantissimi si comportano più come spettatori che
come fedeli: seguono le fasi più significative della festa, addirittura
abbandonano il santo di turno non ancora rientrato in chiesa per
accaparrarsi i "posti migliori", al fine di godere dei fuochi
pirotecnici.
Detto già della scarsa
affezione religiosa, i motivi di tale comportamento sono da ricercarsi
soprattutto nella inadeguatezza delle processioni nostrane: siamo forse
uno dei pochi paesi che vede ancora sfiancanti processioni di sette-otto
ore consecutive – assurde per i tempi attuali – a differenza di quanto
accade in molti centri del circondario, dove si alternano processioni
più brevi tra le giornate delle feste e delle ottave.
In definitiva, volendo
tracciare un accurato bilancio delle due feste più importanti della
città, dobbiamo riconoscere che esse procedono sulla stessa scia della
nostra comunità, tra poche novità e molti schemi decennali e superati,
tra il vanto di un passato secolare e la presunzione di potersi cullare
solo su di esso...
Occorre darsi una mossa,
non c'è dubbio! Bisogna inventarsi qualcosa di nuovo, di diverso, di
coinvolgente, che renda viva davvero la città nei quindici giorni della
festa, che porti a rivivere le feste stesse come momento di aggregazione
e di vera fede. Quel che è sicuro, ad oggi, è che il protagonismo delle
bandiere, dei foulard e delle maglie colorate – di rosso o di blu, poco
cambia – non vi è affatto riuscito. Occorrono le idee.
Giovedì
20
settembre 2007
SULL'UFFICIO TECNICO (di
Sebastiano Campisi*)
Al Sig. Sindaco
Al sito militello.info
LORO SEDI
Non poteva che essere la
S.V. il destinatario principale di queste mie considerazioni a margine
di un lungo articolo dell'assessore G. della Sua Giunta (apparso su
"Il Giornale di Militello" [anno I-n. 4, pag. 2] e
qui
visionabile, ndr), e il sito militello.info che, forse,
gentilmente, mi permetterà di replicare a tante diffuse notizie ed
argomentazioni apparse in quell'articolo, certamente nei limiti del mio
ruolo di dipendente pubblico offeso dalle dichiarazioni che mi
riguardano e non.
Non so se l'assessore G.
mi annoveri fra quelli che non rubano il proprio stipendio ed in verità
non so neppure se lo stesso G. sa di essere fra gli Assessori del tanto
disprezzato Ufficio Tecnico. Certo è che non sa di avere la delega al
verde pubblico e non sa neppure che il tanto elogiato CED (del geom.
Giacomo Spica Dinatale, che ne ha ottimizzato la realizzazione) fa parte
proprio dell'Ufficio Tecnico.
E siccome IO mi firmo per
nome e cognome e parlo da cittadino, con responsabilità oltre che con la
libertà, ed al di là dal mio ruolo di pubblico dipendente mantengo la
mia dignità, voglio esprimere stima e solidarietà al Funzionario ed a
tutti i miei colleghi, anche a quelli non direttamente coinvolti ma
sicuramente parte integrante dell'Area Servizi Tecnici così pesantemente
attaccata.
Faccio parte di quell'Area
che sembra essere all'origine di tutti i mali del nostro Comune, eppure
per tutti gli anni dell'amministrazione anche di G. quell'Ufficio ha
visto il suo Capo Area percepire indennità di posizione ed indennità di
risultato, si proprio per quei risultati che non permettono al sig. G.
di portare avanti i suoi tanti tanti tanti tanti fantasmagorici progetti
già presentati: si occupa di tutto il sig. G.: dal Parco Bottazza alle
risorse idriche, dai libri all'UNESCO, dalle sagre ai conferimenti di
cittadinanza onoraria: certo per attribuirsi solo meriti perché i
demeriti sempre ad altri vanno ricondotti. Ah... ma i progetti (torna
utile la citazione della Bassanini) chi li fa, gli Assessori, il sig.
G., o forse qualche dipendente?
Ed a proposito di
dipendenti dai risultati straordinari l'attento sig. G., che come è
purtroppo noto - e me ne dispiace - vede maluccio e, probabilmente,
inizia a sentire male se non ascolta anche le lamentele su quei settori.
Sai, paziente lettore che
sei arrivato fin qui, ti toccherà sicuramente una replica di G. che
troverà sopraffini argomenti e fuorvianti verità, ma vogliamo forse
negargli il diritto dell'ultima parola?
Nell'attesa, come da Lei
preannunciatomi, delle necessarie iniziative.
* responsabile del
Servizio Idrico del Comune di Militello in Val di Catania.
Venerdì 14
settembre 2007
VILLA E NON SOLO (di
Giuseppe Pollina*)
Mettiamola così...
È stupefacente leggere
l'editoriale di Alfonso Magno (pubblicato l'11/9/2007 nella
sezione "C'è
qualcosa che non va", ndr) sullo stato dei Giardini Pubblici
di Militello in Val di Catania.
Così diffusa la mania
di avere una opinione su tutto, da dimenticare che le opinioni hanno
bisogno di fatti precisi...
Allora solo pochi
fatti... nel 1994 lo stato dei giardini pubblici, del viale e del
verde a Militello è a tutti noto... diversamente informatevi per
favore... il ricorso al personale LSU per la manutenzione del verde
è stato uno strumento della amministrazione Lo Presti con Pollina
vicesindaco... lo stato della villa sino al maggio del 2003 è
facilmente verificabile e, soprattutto, confrontabile con l'oggi...
nell'editoriale si legge testualmente "che l'attuale stato di
degrado della Villa/Parco delle Rimembranze è identico a quello in
cui versava al tempo della sua vicesindacatura!"... NON È VERO!!!
All'editorialista ho
da fare una sola richiesta: verifichi! Che fare dopo spetta solo
alla Sua coscienza ed alla Sua professionalità...
A margine una sola
considerazione. La mia campagna elettorale non è partita adesso...
per il semplice fatto che non si è mai interrotto il mio interesse
per la mia Città... per me questa è la vera campagna elettorale...
l'altra la lascio a chi interessa... pertanto non rendo
dichiarazioni "a tempo" o "a scadenza"...
Grazie della
ospitalità.
Indubbiamente, in
tutta onestà, non posso sapere qual era la situazione nel 1994. Posso
solo ricordare ciò che ho visto nel 1999/2000 da... turista e, poi, dal
2001 quando ho... "incrementato" di una unità la popolazione residente.
Tralascio gli anni passati, tanti, troppi, in cui, da giovanissimo
vacanziero frequentavo la Villa: se qualcuno si avvicinava ad una zona
della Villa non fruibile, o se solo giocava con le "papere"... chissà
come e da dove, arrivava il custode che subito redarguiva, costringendo
alla fuga; e, sempre per tralasciare quegli anni, dopo una certa ora la
Villa era chiusa al pubblico. Altri tempi.
Per gli anni a noi più
vicini (1999-2007) ricordo una Villa non completamente illuminata
(sicuramente un po' meno buia di oggi); ricordo la mancanza delle
ringhiere ai lati delle scalinate laterali (oggi ci sono); ricordo la
mancanza di cestini per il pattume (da pochi giorni sono riapparsi, ma
quanto dureranno?); ricordo i concerti "estemporanei" (ieri come oggi)
di percussioni nelle ore notturne estive; ricordo l'acre odore di
fumo... proibito (ieri come oggi) che proviene, sempre nelle ore
notturne, dalla parte adiacente al Viale delle Rimembranze. Ricordo di
non aver mai visto funzionare (ieri come oggi) le fontane del piazzale
del Parco; ricordo che le vasche di quelle fontane (ieri come oggi) sono
dei contenitori di immondizia; ricordo l'asfalto altamente danneggiato
(ieri come oggi) dal radicamento degli alberi in dimora nei pressi della
vasca centrale, che ricordo (ieri) senza acqua, ne "papere" (ieri come
oggi). Per "completezza di informazione": il danneggiamento
dell'asfalto, ben visibile a tutti, non è certo colpa della giunta
Musumeci, né della giunta Lo Presti, né delle giunte precedenti! È colpa
di chi, anni addietro, fece impiantare quegli alberi (Ficus Benjamin
Gigante) le cui radici aeree si reinnestano sulle radici sotterranee che
possono tranquillamente raggiungere una lunghezza di 50/60 metri ed
oltre, essendo sempre alla ricerca di acqua per alimentarsi. Quegli
alberi non andavano impiantati in un ambiente pubblico, così soffocato
dalle abitazioni, perché possono creare (gli alberi in questione), se
già non lo hanno fatto, seri danni alle strutture edili adiacenti, e a
pochi metri v'è anche una scuola. Se colpa c'è, è delle amministrazioni
(tutte) che nulla hanno mai fatto per risolvere il problema: estirpare
completamente i bei "ficus" prima che sia troppo tardi, se già non lo
è!, e restituire quelle zone ad un tranquillo passeggio privo di
ostacoli. (le notizie "tecnico-botaniche" sono desunte da una
perizia da me fatta realizzare da un dottore in scienze agrarie, nda)
Per tornare a bomba...
ribadisco che ai miei occhi il degrado attuale è identico a quello degli
anni passati. Il caro e fraterno amico Giuseppe Pollina, che ringrazio
per il suo intervento, ha certamente anche letto (da quell'attento
lettore che è) che attribuisco la "terribile" fatiscenza in cui versa
(e, ovviamente, versava) il
nostro "polmone verde" soprattutto alla inciviltà dei nostri cari
concittadini, stigmatizzando peraltro l'operato dell'attuale
amministrazione che non pone in atto le misure necessarie per restituire
alla "nostra" città quel grado di civismo che si merita non solo per la
sua storia, per i suoi illustri figli, per la sua cultura, ma soprattutto
per gli onesti e civili concittadini, e ce ne sono tanti. Forse dover
ricondurre Militello a livelli di civiltà nella norma non porta voti! Ma
questa è un'altra storia. (alma)
* ex vicesindaco
dell'Amministrazione Lo Presti (1994-2003).
Venerdì 10 agosto 2007
CONSIDERAZIONI ATTUALI
(del Dott. Salvatore Carcò*)
Sono puntuali come
l'alternarsi delle stagioni, più perfetti degli orologi svizzeri; non ne
sbagliano una! Per giunta, manco farlo apposta, anche gli eventi
sembrano che diano, puntuali anche loro, una mano a questa rigorosa e
accurata presenza.
Ma si... parlo ovviamente
di Loro, dei nostri politicanti.
Uno ad uno presenti,
commossi, dispiaciuti, compunti, determinati - compreso il folto stuolo
di piccoli adulatori anche loro specchi delle facce dei propri beniamini
- tutti intenti a risolvere il problema della "sospensione temporanea"
del reparto ospedaliero di Ostetricia e Ginecologia del martoriato
Ospedale di Militello.
Colpisce il balletto dei
nostri uomini! Intanto la convocazione di un Consiglio Comunale
straordinario per permettere la sfilata oratoria di rappresentanti
dell'azienda sanitaria - non si può non cogliere il momento solenne per
dimostrare l'attaccamento viscerale nei confronti del nostro "Bel paese"
- esponenti sindacali, rappresentanti delle forze sociali e componenti
le forze politiche anche quelle non rappresentate... tutti a fare a gara
a chi incornicia delle frasi, tutte le stesse e ricorrenti
ogniqualvolta si presenti una opportunità simile:
a) «... Le esigenze di
rilancio dell'intero presidio sanitario, che non possono sempre
dipendere da impegni finanziari, sono avvertite dalle comunità di un
vasto comprensorio»;
b) «Da un confronto
allargato potranno emergere soluzioni e proposte condivise per il
nosocomio»;
c)
«L'amministrazione municipale continuerà a vigilare sugli sviluppi della
vicenda e sulle sorti del nuovo ospedale, che nei prossimi mesi sarà
definitivamente completato»;
Sempre uguali, sempre le
stesse e sempre straordinariamente attuali - anche se dette in epoche
diverse!
È vero... bisogna essere
vigili, attenti, presenti; almeno assicurare una vigilanza da qui alle
prossime elezioni! Si perché il tempo è vicino. Cominciano i
preparativi, bisogna fare un bilancio delle cose fatte (meno di quelle
non fatte anzi sarà meglio tacerLe), essere preparati agli attacchi
degli avversari; anche l'opposizione deve alzare la voce, essere
presente nelle sedi deputate al dibattito e alla democrazia, dare spazio
alla dialettica.
Intanto qualche nostrano
"politicante" ha rinunciato alla surroga in consiglio comunale! In
realtà le motivazioni addotte sono un capolavoro di demenziali e folli
pensieri; un copia-incolla di ideologie e di farsesche frasi fatte,
sempre le stesse.
Il Consiglio comunale è il
luogo per eccellenza della politica, il luogo nel quale l'eletto (anche
se in stato di surroga) deve far sentire le proprie istanze, la propria
voce, diversamente potrebbe sempre optare per qualche club sportivo;
ovviamente non è obbligatoria la presenza e può dimettersi quando vuole
e come vuole.
Cominciano gli incontri, i
dibattiti nei soliti luoghi con le stesse persone, con le stesse
strategie, con uguali ammiccamenti, con gli eterni, sempre uguali,
programmi:
1)
lo sviluppo socio-economico;
2) l'UNESCO;
3) il turismo;
4) la disoccupazione;
5) il disagio giovanile;
6) lo sviluppo del
commercio (?!?);
7) l'emigrazione;
8) l'ulivo;
9) il Partito Democratico;
Si riaprono le sezioni -
dopo il letargo del «... ancora è troppo presto» - si cominciano ad
esporre i cartelli (ancora con poca intensità), cominciano i comizi
(utilizzando anche le sedie perché l'oratore deve sempre stare al di
sopra delle teste), le accuse all'amministrazione etc, etc.
Ma non mi pare che siano
cambiate le teste e le facce; sempre le stesse.
Ma dov'è la politica (a
destra come a sinistra), dov'è la gente, dove sono i ragazzi che
puntualmente a ridosso delle elezioni vengono reclutati al servizio di
qualche "politicante" per far vedere il loro attaccamento alla causa del
disagio dei giovani, dell'apatia nei confronti della politica,
dell'emigrazione, degli spazi a favore dei ragazzi e dei bambini.
La "squallida" (dico
squallida perché non c'è nulla di genuino e di convinta adesione, ma
solo tatticismo becero che fa davvero invidia alla primissima
repubblica) parentela tra Ds ed esponenti della Margherita pronti a
stilare un programma condiviso - un "accordo programmatico" -
ispirazioni morali comuni, diversità che arricchiscono il ruolo della
politica.
Paroloni che poi vengono
smentiti dai fatti; in piazza salgono sulla sedia - stile rivoluzione
russa targata 1917 - esponenti della sinistra di governo! E gli altri
della Compagnia? E il Partito democratico? E i "compagni" ex Popolari?
Perché non ci sono? Non sono stati forse invitati? Fanno parte della
Compagnia o non ancora?
Il "candidato sindaco" non
è stato ancora deciso o meglio è gia stato partorito nella mente (solo
nella mente) per esempio di Giovanni Burtone e di qualche politicante
che ha scambiato Dio con un vestito ed una cravatta! Il problema è che
ancora è troppo presto per presentarlo alla cittadinanza - ancora non
cammina da solo - comunque ci penseranno "le primarie" a battezzare il
prescelto. (Io suggerirei ancora di lavorarci sopra, piuttosto che
pensare alle primarie).
Intanto, in ordine sparso,
cavalcano l'evento; ognuno, singolarmente, farà a gara a chi sarà
presente e così i Ds si affidano alla formula social demenziale
dell'utilizzo della sedia in piazza giusto per far vedere che sono
uomini del popolo esprimendo la «preoccupazione per le sorti future del
presidio sanitario e per l'assenza di iniziative istituzionali e
politiche» agitando il fantasma dei "poteri oscuri".
Ma basta con questi
concetti astrusi, figli di un linguaggio anni 60.
Mi pare che da un punto di
vista istituzionale ci sia stata una presa di posizione unitaria
piuttosto seria almeno per quanto riguarda i nostri massimi
rappresentanti (on. Nello Musumeci, on. Vincenzo Oliva, on. Giovanni
Burtone) i quali hanno fatto da cassa di risonanza e portato la vicenda
ai piani alti delle istituzioni (assessori regionali, direttori
generali).
Anche il Consiglio
Comunale è stato prontamente convocato d'urgenza e per giunta in via
straordinaria, puntuale come un orologio svizzero che di svizzero c'è
solo la puntualità della convocazione.
Beh! La politica...: ci
sono stati i "comizianti" che hanno fatto la loro parte - solo la loro
di parte - anche perché l'on. Burtone è di un'altra parte! L'on. Burtone??
Ma non è con la Margherita che a sua volta ha aderito al Partito
democratico e che al Partito democratico ha aderito "i" Ds, e che
i Ds hanno aderito - o stanno aderendo - con il segretario e con il
massimo rappresentante dei Ds Antonio Lo Presti?
Ma quali sono questi
poteri forti? Io ho l'impressione che i poteri forti siano semplicemente
la mancanza di idee, di capacità di aggregare, di considerarsi "spirti"
(intelligenti, ndr), di sentirsi infallibili.
L'unica iniziativa, a
parte quella dei nostri massimi politici - che era doverosa -, seria e
capace di coinvolgere la comunità sia stata quella di Sebastiano Scicli
e Sebastiano Caruso (che hanno realizzato una raccolta firme
pro-ospedale, ndr).
Ma i nostri politicanti,
gli uni chiusi nel palazzo intenti a convocare Consigli Straordinari,
gli altri a cercare sedie più stabili per la prossima uscita e altri
ancora che aspettano il loro Leader - che poi dovrebbe essere il leader
anche dei rivoluzionari e social popolari - che impartisca le giuste e
ponderate decisioni e direttive.
Cercasi disperatamente la
POLITICA!
* ex assessore alle
Politiche Sociali (1998-2001) e al Bilancio, alle Finanze ed alle
Pubbliche relazioni (2001-2003) per l'Amministrazione Lo Presti, nonché
candidato a Sindaco per le Amministrative 2003. |