NOVE
ANNI IN PROVINCIA? UN'ESPERIENZA ESALTANTE
di
Alfonso Magno
Sabato
24 Maggio 2003
NELLO
MUSUMECI: LASCIO UNA PROVINCIA ORGANIZZATA, RAZIONALE E TRASPARENTE
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Presidente Musumeci, sono passati nove anni dalla sua prima
elezione. Che cosa le ha dato, in termini umani, questa esperienza?
«Un
grande arricchimento sul piano interiore e soprattutto la gioia e la
soddisfazione di vedere realizzati i legittimi desideri della gente;
desideri inseguiti per tanto tempo e che sembravano essere diventati
obiettivi irraggiungibili. La grande soddisfazione di avere potuto
dare risposte e certezze in una realtà nella quale il rapporto fra
cittadino ed istituzione era diventato sempre più deteriorato,
sempre più debole.»
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Lei è stato il più giovane Presidente di Provincia, nonché il
primo, in Italia, ad essere eletto direttamente dalla cittadinanza.
Il suo mandato, cinque anni fa, è stato riconfermato. In più, un
sondaggio Datamedia ha accertato che lei, tra i 103 Presidenti di
Provincia, è stato, percentualmente, il più apprezzato dalla
cittadinanza. Lei è riuscito a mettere d’accordo buona parte
delle forze politiche, anche d’opposizione. Qual è il segreto di
questo successo?
«Avere
un senso istituzionale della politica. Riuscire a staccarsi
dall'appartenenza ed essere super partes; punto di riferimento, di
mediazione e di equilibrio fra forze politiche diverse e
contrastanti. Ho sempre operato secondo un criterio: di fronte alla
scelta fra ciò che appariva giusto e ciò che appariva utile,
scegliere ciò che appariva giusto; la gente ha capito, ha capito
che io sono stato il Presidente di tutti, anche di quelli che non mi
hanno votato ed ha apprezzato questo senso istituzionale. Sta
proprio qui il significato intrinseco del nuovo sistema elettorale,
cioè della elezione diretta del Presidente della Provincia e
naturalmente anche del Sindaco»
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Il suo mandato è ormai scaduto. È riuscito, Presidente Musumeci, a
mettere in atto tutto ciò che si era prefisso?
«Si,
il mio programma l'ho realizzato e l'ho realizzato per intero. Beh,
se si considera che abbiamo cominciato da zero, è facile immaginare
quanta strada sia stata fatta in questi nove anni. Resta l'amarezza
per non aver potuto fare tutto ciò che ancora resta da fare,
assieme alle tante cose fatte, quelle che si possono e si debbono
fare. Al mio successore lascio un patrimonio di concretezza e di
onestà che sono sicuro saprà custodire e consolidare. Io la
Provincia l'ho trovata solo sulla carta intestata; ora sto lasciando
una grande Provincia, conosciuta ed apprezzata anche in Italia.
Spetta al nuovo Presidente saperla utilizzare ed utilizzare bene.»
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Qual è l’opera realizzata durante il suo mandato che la rende più
orgoglioso?
«Sono
tante, sono tante le opere... Intanto la riqualificazione della rete
viaria. Abbiamo ridato dignità a decine e decine di chilometri di
strade, con illuminazione, rifacimento di muri, di ponti, riasfalto,
ampliamento di curve... Abbiamo realizzato un viadotto nel Calatino
che è costato 40 miliardi di lire. Abbiamo triplicato la spesa per
l'edilizia scolastica, creando nuovi edifici e centinaia di nuove
aule arredate ti tutto punto. Abbiamo dato ossigeno alla politica
occupazionale. Ecco, credo che sia stato questo l'aspetto più
significativo. Abbiamo dato lavoro stabile a settanta padri di
famiglia precari, che da un giorno all'altro sarebbero rimasti sulla
strada. La Legge ci ha offerto l'opportunità di farlo, e noi
l'abbiamo fatto, perché quando a cinquant'anni si resta senza
lavoro, si è troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi
per poter ricominciare da capo. Mi auguro che comunque i tre grandi
obiettivi vengano realizzati: il parco tematico dei divertimenti a
Fiumefreddo; la pedemontana e metropolitana dall'autostrada di San
Gregorio sino a Catania ed il grande aeroporto intercontinentale
nella Piana di Catania. Sono tre opere alle quali ho lavorato in
questi anni che naturalmente dovranno essere completate nel tempo e
con ingenti risorse finanziarie. Ma l'idea di averle immaginate e di
averle avviate mi conforta perché sono sicuro che prima o poi
diventeranno realtà. Grandi realtà per fare della Provincia di
Catania e della Sicilia un punto di riferimento nel bacino del
Mediterraneo.»
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Cosa avrebbe voluto fare, in questi nove anni, è non le è stato
possibile fare?
«Mah,
alcune cose sicuramente sono apparse difficili, se non impossibili.
Avrei voluto creare diverse scuole del restauro, per esempio in
Provincia di Catania per la pietra bianca e per la pietra lavica.
Avrei voluto dare opportunità di lavoro a tanti giovani,
incoraggiando gli investimenti. Avrei voluto che l'arancia rossa
diventasse quella che per Torino è la Fiat. Mi sono sforzato con
una campagna promozionale che è costata miliardi di lire; con una
presenza nei grandi aeroporti e nelle stazioni ferroviarie. Ma
naturalmente non ci siamo riusciti appieno perché da sola la
Provincia non può affrontare e risolvere un problema così
grosso.»
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Si è mai pentito di qualcosa che, come Presidente della Provincia,
ha fatto?
«Si,
l'aver dato fiducia a gente poco leale e ingrata.»
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Nello Musumeci Presidente di Provincia e Nello Musumeci
Europarlamentare. In quale ruolo si è sentito più a suo agio?
«In
tutt'è due perché tutt'è due si integrano. La capacità di essere
rappresentante del governo locale e quindi degli interessi diffusi
del territorio, e la possibilità di trasferire questi legittimi
interessi del territorio in ambito europeo. Non è un caso che la
Provincia di Catania sia stato l'unico Ente Locale in Sicilia ad
avere avuto autorizzato da Bruxelles uno sportello per la
informazione europea. Questo è frutto di sinergia tra il Presidente
della Provincia ed il deputato europeo. Senza dire dei progetti, dei
tanti progetti che la Provincia ha varato e che sono stati
finanziati con fondi comunitari. Credo che sia importante portare in
Europa le istanze anche degli ambiti locali e ristretti, qual è la
Provincia di Catania.»
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Cosa si lascia dietro e cosa c’è nel suo futuro?
«Dietro
mi lascio un'esperienza esaltante, forse la più esaltante della mia
vita politica, fatta di soddisfazioni, fatta di sacrifici, fatta
qualche volta di amarezze, ma compensata dalla stragrande fiducia
della gente. Nel mio futuro c'è ancora il servizio, il servizio
alla politica pulita, alla politica concreta, alla politica intensa
come atto d'amore. Non faccio programmi e non faccio progetti.
Intanto mi dedico al mio Partito (Alleanza Nazionale, ndr),
del quale sono coordinatore regionale in Sicilia. Mi dedico al mio
mandato di parlamentare europeo. Poi saranno gli altri a decidere;
sarà il Presidente Fini e naturalmente saranno gli elettori, se
chiamati ad esprimere un giudizio.»
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Cosa vuole dire al suo successore?
«Voglio
dire che ha senza dubbio un po' di fortuna in più rispetto a quella
che ho avuto io. Io la Provincia l'ho trovata solo sulla carta
intesta... Era un Ente distrutto, devastato, senza alcuna dignità
istituzionale. Oggi gli lascio una Provincia organizzata, razionale,
trasparente, presidio di legalità, presidio di impegno antimafia.
Una Provincia capace di diventare la cabina di regia dello sviluppo
compatibile di tutto il territorio provinciale. Mi auguro che egli
sappia stare accanto agli ultimi, accanto agli emarginati, accanto
ai non garantiti, come ho fatto io. Che sappia essere il Presidente
di tutti e non soltanto di una parte. Bisogna saper interpretare
anche la voglia di cambiamento di chi sotto il palco non applaude, o
di chi nei locali mugugna contro te stesso. Se riesce a superare
questa logica dell'appartenenza ed essere riferimento di tutti, si
vince la sfida, si vince la battaglia ed il consenso prima o poi
arriva.»
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