(la vera storia della questione religiosa di Mortarello)

di Nicolino Stellario

IX

(martedì 8 agosto 2006)

La tradizione storica non ci dice dove fossero allocati i due templi, quel che è certo è che anche dall’altro lato della barricata non ebbero problemi a costituirne altrettanti. Per cui alle chiese ufficiali, che ognuno dei comitati considerava già da prima come matrici, se ne affiancarono altre due, con il risultato che adesso a Mortarello di matrici ce ne erano quattro!

Le venerabili effigi dei patroni non ebbero più requie. La parola d’ordine divenne "ubiquità". Il grande pubblico che accorreva in occasione dei festeggiamenti voleva vedere di persona le statue all’apertura delle rispettive cappelle e dovettero essere inventati i meccanismi più strani per permettere che lo svelamento avvenisse contemporaneamente nelle quattro chiese.

I primi velleitari tentativi prevedevano una funicolare, passante all’interno di un intricato sistema di gallerie sotterranee, che collegava le due cappelle, grazie alla quale la statua del patrono o della patrona veniva issata sull’altare e mostrata ai devoti. La cosa, purtroppo, non durò a lungo, a causa della perdurante crisi della produzione olearia (l’olio era necessario per garantire la manutenzione dei complessi ingranaggi di spinta, trascinamento e sollevamento).

Fu così che i due gran consigli dei sette savi deliberarono in gran segreto la duplicazione delle due statue. Spettò alla scalcagnata progenie artistica locale l’onere di provvedere all’incombenza. In quattro e quattr’otto più otto meno diciotto le valenti maestranze consegnarono il prodotto finito ai rispettivi clienti, ma il tutto era stato rivestito da una tale cortina di segretezza che anche gli artigiani incaricati del lavoro ebbero le loro difficoltà a visionare convenientemente il prodotto originale, e così nessuna delle quattro effigi si ritrovò ad avere qualcosa in comune con le altre tre.

Come sempre succede in questi casi, alla produzione ufficiale si affiancò quella clandestina, per cui dalla duplicazione si passò alla... moltiplicazione, come è testimoniato dalle innumerevoli immaginette propinate ai devoti durante i secoli.  Madonne rappresentate con la racchetta da tennis e la gonna scampanata, sedute su un carretto siciliano tempestato di fichi d’India, mentre infornano il pane azzimo o intente al ricamo, con le méches ai capelli o in stile portatrici d’acqua con la brocca in testa.

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